La due giorni dei gruppi E e F non regala sorprese, ma le pagine scritte negli annali della Coppa del Mondo in questo primo turno sono allo stesso modo interessanti. Il successo tirato dell’Argentina sulla debuttante Bosnia-Erzegovina mostra due squadre tecniche (dai valori in campo ovviamente sbilanciati a favore dell’Albiceleste) capaci di regalare anche al pubblico neutrale 90 minuti di bel calcio conditi dalla firma d’autore di Lionel Messi, autore di un debutto già ad alti ritmi. La Francia, baciata dalla dea bendata nel sorteggio di Bahia, non stecca la prima contro il piccolo Honduras e, a braccetto con la Svizzera, incamera i primi 3 punti del torneo nonostante l’assenza di Franck Ribery, infortunatosi alla schiena prima della partenza in Brasile.
Messi trascina l’Albiceleste – Il Maracanà ai piedi di Messi? Non del tutto, ma il gol della “Pulce” blaugrana è l’ennesima firma d’autore di uno dei più grandi geni del football di tutti i tempi. L’Argentina batte la debuttante Bosnia-Erzegovina per 2-1, ma non domina il campo come molti si aspettavano. Il merito è tutto della squadra di Susic, per nulla intimorita dal debutto e totalmente attiva in fase di costruzione di gioco, senza alcun timore reverenziale nei confronti del centrocampo argentino. La piega della partita ha subito preso la direzione argentina: il cross di Rojo deviato beffardamente da Kolasinac nella propria porta avrebbe tagliato le gambe a molte squadre, ma non a questa Bosnia-Erzegovina. I balcanici hanno cercato subito la via del gol con le stelle Miralem Pjanic, Edin Dzeko e Izet Hajrovic, ma il portiere dell’Albiceleste Romero ha risposto presente agli squilli bosniaci. L’Argentina, schierata da Sabella con un 3-5-2 tendente al 5-3-2 con gli esterni Zabaleta e Rojo più attenti a difendere che a offendere, si è affidata totalmente alle infinite risorse offensive dei propri uomini d’attacco: Messi e Aguero (con Di Maria sulla linea dei centrocampisti con Mascherano e Maxi Rodriguez) hanno impensierito da soli, con i propri fraseggi veloci, la retroguardia balcanica, reparto pronto a cambiare fronte al gioco con veloci ribaltamenti sulla fascia destra, out dove Rojo ha sofferto le azioni dell’asse destro bosniaco Mujdza-Pjanic. A spazzare via le preoccupazioni argentine, al minuto 65, ci ha pensato lui, l’uomo più atteso del mondiale assieme a Neymar: Leo Messi. Un’azione solitaria cominciata con una progressione poco dopo la linea mediana del campo, continuata con un dialogo perfetto con Gonzalo Higuain e conclusa con un colpo di biliardo che ha reso vana la marcatura di tre difensori bosniaci ha fatto gridare di gioia i tifosi argentini presenti al Maracanà ed ha messo in chiaro le ambizioni di Leo Messi. L’asso del Barcellona è pronto a raggiungere il firmamento del calcio con un successo mondiale con la maglia Albiceleste, successo che raggiungerebbe dimensioni epocali proprio al Maracanà di Rio, culla del calcio brasiliano. Il colpo di genio di Messi, dopo un leggero periodo di apatia, non ha sortito effetti letali alla Bosnia, intenta sempre a cercare la via della rete. Il 4-2-3-1 di Susic però non ha sfruttato al meglio le doti di Hajrovic, costretto a un costante inseguimento su Angel Di Maria, ed è stato la cornice di molti attacchi farraginosi e pieni di passaggi orizzontali al limite dell’area, soluzioni quasi obbligati a causa della cerniera a 5 dell’Albiceleste. Il, meritato, gol della bandiera bosniaco è arrivato all’85’ con un tocco dolce di Ibisevic (inizialmente lasciato fuori per Misimovic), imbeccato dal laziale Senad Lulic e sfuggito al difensore del Napoli Federico Fernandez. Nell’altra partita del girone Iran e Nigeria realizzano il primo pareggio a reti bianche di Brasile 2014. Il punteggio di parità tra le due compagini favorisce la Bosnia-Erzegovina, facilitata nella rincorsa al secondo posto in quanto ha già incontrato l’Argentina. Il primo tempo è caratterizzato dal dominio delle Aquile africane, non capitalizzato già in avvio dai centrocampisti Musa, Onazi e Moses. Ahmed Musa, giovane promessa nigeriana, è la spina nel fianco dello schieramento iraniano, specialmente dopo lo spostamento sulla fascia destra, zona del campo che permette una posizione di sparo migliore per il suo sinistro: una sua punizione impegna Haghighi. Alla mezz’ora però l’accelerazione nigeriana si ferma e l’Iran al 34’ ha l’occasione per il vantaggio con la punta Ghoochannejihad. Il colpo di testa dell’attaccante del Charlton, ben parato da Enyeama, è l’unico intermezzo della squadra persiana in un primo tempo di matrice nigeriana. Nella Nigeria ha ripreso il pallino del gioco mantenendo il dominio del possesso palla, ma l’Iran, ben quadrato in campo, ha punto la retroguardia africana con frequenti contropiedi: prima delle proteste per un mani su un cross di Dejagah e poi due tiri sparati in aria ancora da Ghoochannejihad hanno fatto girare il verso delle occasioni verso la squadra di Queiroz. Con il passare dei minuti anche nella ripresa quello iraniano si è rilevato un lampo: gli inserimenti di Keshi si sono rivelati utili e le due occasioni più solari per il vantaggio sono partite rispettivamente dalla testa di Ameobi e da un’intuizione da bomber consumato di Odemwingie che, invitato a nozze da Obi Mikel, ha sparato sul fondo il proprio destro secco seguito a uno stop a seguire perfetto. Il forcing finale delle Aquile africane ha prodotto un’altra occasione per Ameobi, parata da Haghighi e una palla vagante pericolosissima per la difesa persiana salvata da Pouladi.
Francia e Svizzera fanno il vuoto – Il Gruppo E parla francese: Francia e Svizzera vincono i rispettivi debutti e segnano il primo solco tra loro e la coppia Ecuador-Honduras, ferma a quota zero punti e pronta allo scontro diretto che fisiologicamente butterà fuori dalla kermesse mondiale una delle due squadre americane. La Francia ha avuto vita facile contro la selezione honduregna: Les Bleus hanno passato senza patemi l’esame, non troppo probante, della squadra centroamericana. I francesi hanno subito messo in chiaro il leitmotiv del match, attaccando fin dal 1’ e cogliendo due traverse già in avvio con Matuidi e Griezmann. L’assenza di Ribery, rimpazziato dal “marsigliese” Valbuena a destra e dal giovane prodigio della Real Sociedad a sinistra, non si è sentita e la Francia ha macinato gioco aprendo la difesa honduregna dalle corsie laterali. La partita si è innervosita a centrocampo, con i gialli fioccati a centrocampo a Evra, Pogba (partita nervosa per la stellina della Juventus) e Palacios: l’ammonizione al centrocampista totale honduregno si è rivelata sanguinosa per il prosieguo della partita, in quanto l’atleta dello Stoke City è franato rovinosamente in area su Cabaye, guadagnandosi anche il cartellino rosso. Il rigore trasformato da Karim Benzema ha portato la Francia in vantaggio che, oltre al power-play numerico, ha dato a Didier Deschamps il quadro ideale per il seguito della partita. La ripresa, come previsto, è stata un assolo francese, con l’Honduras concretamente combattuto tra lo sbilanciarsi per cercare il pari e il continuare a coprirsi per evitare l’imbarcata. Dopo soli 3 minuti dal fischio d’inizio del secondo tempo la Francia ha trovato il raddoppio a seguito di un’autorete del numero 1 honduregno Noel Valladares, sfortunato nel rimpallo sulla linea di porta dopo un palo colpito da Benzema: il gol del 2-0 francese è stato assegnato per la prima volta con l’applicazione della nuova tecnologia della “goal line technology”, capace di assegnare la rete con l’immediata simulazione via computer. Il doppio vantaggio francese ha ridotto la partita ad un vernissage bleu: Valbuena e Benzema hanno cercato insistentemente il gol personale, arrivato poi per l’attaccante del Real Madrid con un’azione di potenza da calcio d’angolo con qualche colpa del portiere Valladares. Le fiammate di Benzema e Valbuena, misti alla sostanza del centrocampo dominato da Cabaye e Matuidi, hanno offuscato l’estro di Antoine Griezmann: il lionese non ha avuto lo spazio giusto e non ha partecipato alla festa francese. Per l’Honduras pochi rimproveri: la difesa centroamericana, comandata da Izaguirre e Maynor Figueroa, ha resistito in qualche modo in 11 contro 11, ma si è sciolta come un ghiacciolo al sole dopo l’espulsione di Palacios con conseguente vantaggio transalpino. Il secondo tempo in inferiorità numerica ha spento la stella del contropiedista Najar e il duo d’attacco Costly-Bengtsson ha avuto ben poche palle buone per far male a Lloris. Insieme alla Francia anche la Svizzera raggiunge quota 3 punti, ma con un diverso cammino: i ragazzi del ct Hitzfeld sudano sette camicie per battere l’Ecuador, passato in vantaggio con Ennel Valencia al 22’ su gravissimo errore della difesa svizzera, statica nella marcatura degli ecuadoregni assiepati in area. Gli elvetici, guidati dall’orgoglio del proprio centrocampo condotto dagli “italiani” Inler e Lichtsteiner e dal talento di Xherdan Shaqiri, eclettico trequartista capace di svariare su tutto il fronte offensivo, hanno attaccato a testa bassa la retroguardia sudamericana, efficiente nelle chiusure laterali che hanno costretto spesso Lichtsteiner e Rodriguez al cross fin troppo arretrato o alla bordata da fuori. Il pareggio è arrivato alla ripresa, grazie ad una mossa vincente di Ottmar Hitzfeld: Admir Mehmedi, entrato per Valentin Stocker, sfrutta nel modo migliore il corner di Rodriguez, salta sul proprio marcatore e rimette in carreggiata la Svizzera. Il pari non cambia la partita di Josip Drmic, terminale offensivo elvetico, apparso in ombra nel proprio debutto mondiale. La prestazione grigia dell’attaccante del Norimberga induce Hitzfeld alla seconda mossa spacca-partita: fuori Drmic dentro l’ex Lecce Seferovic. Nel finale di partita, in questo mondiale dalle mille rimonte, è proprio Seferovic a portare avanti la Svizzera, a pochi secondi dal gong finale: percussione di forza di Valon Behrami che, noncurante del minuto 93 sul cronometro dopo una partita di gran sacrificio, confeziona un coast-to-coast dove neanche un fallo tattico di un centrocampista ecuadoregno ferma la sua corsa, conclusasi con il fendente decisivo a centro area per il piattone vincente di Seferovic. La Svizzera ha vinto per il rotto della cuffia, ma ai punti ha meritato il bottino pieno in quanto gli elvetici hanno prodotto tantissima quantità (e qualità) di gioco, rischiando solo con un pasticcio Djourou-Benaglio risolto dal difensore centrale ex Cesena e Palermo von Bergen. Ora Francia-Svizzera deciderà la dominatrice del gruppo E, dando qualche preoccupazione all’eventuale sconfitta, pronta a giocarsi il passaggio del turno all’ultima giornata.
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