Paola Florio è una ragazza che nel 1982 ha ventidue anni. Vive a Catania con sua madre. Non ha mai conosciuto il padre, ne ignora persino il nome. È il frutto di una relazione che la bellissima madre ha vissuto negli anni della gioventù a Milano dove si era trasferita per inseguire il sogno di un futuro comodo, vivo, ricco di soddisfazioni. Lì invece era rimasta incinta, ed era stata rifiutata dal suo grande ‘amore’. Stop, fine del sogno. Andata e ritorno. La giovane donna aveva ripreso la sua valigia così velocemente svuotata dei sogni di gloria, e aveva scelto di tornare a casa. L’aveva riempita con la forza e la dignità di chi sapeva che avrebbe vissuto un futuro non facile, in una regione del sud Italia dove avere un figlio, ma non un marito, era situazione complicata nei primi anni ’60.
Paola cresce in un guscio di semplicità, affetto e calore, con sua madre che la educa a valori importanti e scevri da pregiudizi. Che la forma ad una cauta apertura. A pochi chilometri da loro due, abitano la nonna materna e lo zio Antonio, un uomo che ha vissuto una disavventura con la legge, anch’egli a Milano, che lo segnerà caratterialmente e socialmente per una vita intera.
E poi ci sono Sandy e Milena, le sue amiche più care, che vivono un amore reciproco pieno di sofferenza e dolore, causati dalle consuete ipocrisie del mondo che mette confini ai sentimenti degli altri. E che pretende di dettare regole proprio nel luogo dove le leggi non possono esistere: il cuore.
La famiglia di Paola inizialmente è tutta qui. Ed il lettore lo scoprirà poco alla volta.
Poi si arricchirà di un grande amore e di tanto altro.
Ma il romanzo di Catena Fiorello ha inizio quando Paola ha ventidue anni, fa la commessa, è invaghita di un bullo di periferia. E’ estate, quella dei Mondiali di calcio vinti in Spagna, Giuni Russo canta ‘Un’estate al mare’, Catania, splendida e ricca di vita, è soffocata da un caldo infernale e superbo.
Sua madre, poco prima di morire, aveva svelato a Paola il nome dell’uomo che per genetica era suo padre, dicendole che l’avrebbe trovato a Milano, e non in America come le aveva sempre raccontato per tutelarla dal desiderio di poterlo cercare, un giorno. Probabilmente non presagendo niente di buono da un incontro con quell’uomo. Poi la morte imminente le aveva fatto cambiare idea. E mille e mille giorni di rabbia, delusione, orgoglio ferito, disamore, dolore, odio e chissà quali e quanti sentimenti le avevano scavato il cuore, scivolarono verso la paura di sapere che sua figlia, quella creatura che lei aveva cresciuto come unica ragione di vita, potesse ritrovarsi sola e sperduta senza il sostegno e l’affetto di un genitore, e parlò.
Rimasta sola, Paola scrisse una lettera a quel fantasma sconosciuto. E attese con un misto di sensazioni forti una risposta, che arrivò.
Nacque un seme di legame, aiutato dall’istinto che non mente mai, e che le fece provare immediata attrazione per quel ‘padre’ già dal primo istante in cui lo incontrò. Ma non poteva bastare, era necessario conoscersi e costruire.
Pian piano cominciò ad avere consapevolezza vera, iniziò a camminargli incontro, a scoprirsi ancora figlia, a vivere in una prospettiva nuova, ad inventarsi un’altra sé. A credere che i sogni potessero diventare realtà.
E a questo punto il romanzo è tutto un susseguirsi di avvenimenti che a volte lasciano senza fiato, trattati sempre con il tocco lieve e delicato di chi fa dei sentimenti l’assoluto codice di comunicazione.
La gamma è vasta, e presentata con grande maestria. Sentimenti facilmente riconoscibili, reali fino alla radice, sinceri, sofferti, senza sconti, dettagliati, immessi su strade sassose e prive di scorciatoie, scavati dall’inquietudine, schiacciati dalla rabbia, chiamati per nome, strappati fuori da rovi esistenziali spinosi, crudi e crudeli fino in fondo, appuntiti e dolci come solo il dolore sa portare in superficie, e l’amore trasformare. L’amore imparato e vissuto, compreso e apprezzato. Voluto e donato.
Un nodo in gola, questo romanzo, commovente e mai melenso, che fa riflettere e sognare, destinato a farci compagnia, come un amico.
Una storia bella e forte, di quelle che si conservano nel cuore.