Lecce – Basta poco per far cadere il castello di carte. La sconfitta, meritatissima, di ieri nell’esordio contro la Lupa Roma ha fatto tornare il morale della tifoseria esattamente a undici mesi fa, quando il Lecce di Francesco Moriero albergava nei bassifondi della classifica del campionato con 0 punti nelle prime quattro partite. È indubbio che la partita di ieri, persa contro un avversario sulle ali dell’entusiasmo della prima partita tra i professionisti, faccia male ai tifosi, ma il Lecce visto ieri è troppo brutto per essere vero e sembra a dir poco azzardato un processo sommario dopo soli 90′ di gioco.
La banda di Franco Lerda ieri non ha cominciato al meglio il campionato, ma ha affrontato la trasferta laziale senza undici elementi, una squadra intera assente sia per gli strascichi del post Frosinone, sia per infortuni vari. Il risultato, e ancor di più la prestazione di ieri, brucia ancora, ma si deve analizzare la brutta partita di ieri sempre con le giuste aggravanti e attenuanti del caso. In campo scendono sempre 22 uomini e, di conseguenza, i meriti-demeriti di un risultato vanno ripartiti in un coefficiente che può essere calibrato più o meno verso un’estremità, ma mai totalmente dipendente da un solo fattore. Ci sono errori da non ripetere e sicurezze dalle quali ripartire per affrontare le restanti 37 giornate di un campionato che si preannuncia interessantissimo.
Il destino di scelte obbligate – Non è un’ovvietà. Ad Aprilia ieri le scelte di formazione erano quasi obbligate, dato il massiccio numero di defezioni in casa giallorossa. L’attenuante del molto tempo a disposizione per provare gli assetti difensivi “d’emergenza” può solo limare l’oggettiva difficoltà che ha trovato il Lecce, rattoppato all’ultimo contro un avversario dotato di un gruppo consolidatissimo che gioca a memoria dallo scorso campionato non proprio alle prime armi: Perrulli (ieri imprendibile e sempre insidioso sui calci piazzati) e Prevete sono state le guide tecniche dell’organico laziale, ieri perfetto per concentrazione, lucidità e voglia di far bene. In ultima istanza, se la scelta di Carini al centro della difesa è sembrata più adatta sulla carta per contrastare un attacco mobile come quello della Lupa. L’ex Padova, però, con il passare dei minuti ha sofferto l’assenza di un ritmo partita non ancora pienamente acquisito dopo un’estate passata ad allenarsi in solitaria ed è crollato sotto i colpi di Testardi e Leccese, “apriscatole” del match di ieri. Gli errori difensivi di ieri sono stati individuali, quasi scolastici. Sulla destra Perrulli e Frabotta nel finale di match hanno spadroneggiato, e il secondo gol è un concorso di colpa di una difesa statica. La chiave della sconfitta è lì: la freschezza dei due neoentrati di Cucciari ha messo a nudo prima di tutto il calo fisico della retroguardia leccese, fattasi male da sola con delle dimenticanze in marcatura che ricordano gli errori della retroguardia del Napoli nel preliminare di Champions League contro l’Athletic Bilbao.
Esterni poco presenti? – La partita di Aprilia è stata caratterizzata anche da un apporto poco incisivo degli esterni di centrocampo. Doumbia e Carrozza, invertiti per tre volte di fascia, sono entrati nella partita solamente ad intermittenza. Il calcio moderno, con partite sempre più difficili a causa della disciplina tattica di ogni avversario, ha consigliato agli allenatori di invertire gli esterni di fascia, in base al loro piede preferito, per permettergli di rientrare e sfruttare il tiro da fuori, soprattutto in caso di difese ben schierate e difficili da aprire. Questa soluzione però non è sembrata adatta ad un match come quello di ieri, poiché la Lupa Roma ha fatto ben altro che difendersi nella propria trequarti. Doumbia e Carrozza, in partite senza esclusioni di colpi e con spazi aperti come ad Aprilia, si sono espressi meglio sulla fascia naturale (sinistra per il francese e destra per il gallipolino). Alessandro Carrozza, quando è stato messo in condizione, ha aperto la via per il gol di Salvi prendendosi da solo la marcatura di tre elementi della Lupa Roma. Abdou Doumbia, si sa, è un esterno che vive di fiammate: il leitmotiv tattico di ieri, misto alle poche idee offensive della ripresa, non gli ha permesso l’acuto. Il Lecce può ferire sulle fasce: è bene che le nostre frecce siano messe in condizione di creare quella superiorità numerica in zona d’attacco. Lerda avrà sicuramente messo a taccuino ciò, ma il rientro di tutti gli effettivi sulle fasce non farà altro che alleggerire la mole di lavoro di riparazione e affinamento.
Attacco isolato – In avanti, il duro lavoro di sacrificio del duo Moscardelli-Della Rocca non ha fruttato reti alla causa leccese. Il “Mosca” ha avuto una sola occasione in conclusione di primo tempo, ribattuta da Conson, e l’ex Carpi ha fallito la ribattuta proprio sull’occasione del calciatore nato a Mons e, nell’unica occasione del secondo tempo, ha sporcato i guanti di Rossi con un colpo di testa. L’ex Bologna, accolto in modo duro dai difensori laziali, ha svariato su tutti i lati dell’attacco e non è riuscito a esser decisivo, anche perché il centrocampo di Cucciari ha ridotto al minimo le scorribande offensive dei centrocampisti giallorossi. L’inserimento del recuperato Miccoli insieme a Moscardelli e Della Rocca per l’assalto finale degli ultimi minuti ha poi sollevato un altro problema-idea: questo duo d’attacco ha bisogno di un “10”, o quantomeno di un metodista di centrocampo deputato solo a compiti di costruzione, pronto ad incanalare l’ultimo passaggio? E, in caso, il resto dell’assetto reggerebbe quest’impianto di gioco? E, soprattutto, chi risponderebbe a questo specifico identikit?
Rientri importanti – L’esordio di Aprilia fa parte già del passato. Ora l’obiettivo si chiama esordio in campionato al “Via del Mare” e l’avversario è il Barletta, squadra che l’anno scorso è uscita dall’impianto leccese con un punto a dir poco immeritato dopo una partita dominata in lungo e per largo dal Lecce dell’allora neo-tecnico Lerda. Contro i biancorossi, il Lecce ritroverà Lopez, Caglioni, Bogliacino, Abruzzese e Martinez. Il centrale andriese e l’uruguagio riequilibreranno una difesa che nel debutto, ahinoi, ha fatto acqua da tutte le parti e ha evitato un passivo più pesante solo grazie alle parate di Davide Petrachi, pronto a giocarsi senza paura qualche chanche di maglia da titolare nel corso della stagione. Il Lecce al gran completo sarà un’altra cosa. In più, capitan Miccoli con questo assetto di gioco è pronto a essere più decisivo rispetto alla scorsa stagione. E non ci dimentichiamo di Diniz, D’Ambrosio, Vinetot e Lepore…
Calciomercato in moto – I movimenti di mercato in casa Lecce non sono finiti e, come l’anno scorso fu per Parfait, Sales e Ferreira Pinto, il d.s. Antonio Tesoro è pronto a concludere delle trattative per puntellare l’organico di Franco Lerda che, in conferenza stampa prima dell’impegno contro la Lupa Roma, aveva dichiarato: “Manca ancora qualcosa”. Molto gira attorno ai nomi in uscita. Max Benassi da tempo non è nei piani del Lecce, malgrado il lungo contratto fino al 2017, e la società di Piazza Mazzini sta lavorando per la cessione a titolo definitivo alla Sampdoria in cambio di qualche tassello che rimpolperebbe il centrocampo del tecnico di Fossano (Sampietro?). Il Martina Franca, reduce dalla sconfitta nel derby col Foggia, segue tre esperti giocatori giallorossi: Nicolas Amodio, Mariano Bogliacino e Gilberto Martinez sono nelle mire del club della Valle d’Itria, intento a cercare di creare quel risolutivo mix tra giovani rampanti e calciatori esperti per far bene in Lega Pro ed evitare la retrocessione in Serie D. Pronto al nuovo salto in B sembra anche Ledian Memushaj, corteggiato da Pescara e Modena.
{loadposition addthis}