Taranto – Si è tenuta martedì 16 settembre, a Taranto, presso il Chiostro di San Domenico, sede della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, una conferenza stampa per presentare i tre ceppi di ancore in piombo di epoca romana, recentemente recuperati al largo di Torre Castelluccia nel comune di Pulsano, ad una profondità di circa 30 metri, grazie alla collaborazione tra il servizio subacqueo della Soprintendenza ed il Reparto Operativo Aereonavale della Guardia di Finanza di Bari.
Il recupero dei reperti archeologici è stato solo l’ultimo atto di un’intensa attività di ricerca subacquea avviata, a seguito della segnalazione di un cittadino, dai sommozzatori del II Nucleo della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Bari, stanziati a Taranto. Individuati i reperti, in una prima fase i finanzieri hanno monitorato l’area al fine di scoprire eventuali soggetti interessati ad asportazioni illecite del materiale archeologico dal sito, circostanza che non si è verificata. Quindi le operazioni, svoltesi mediatamente l’impegno dei mezzi navali e del personale specializzato delle Fiamme Gialle, sono proseguite sotto la supervisione scientifica della soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ed hanno portato al completo recupero dei reperti individuati. Questo significativo rinvenimento costituisce un ulteriore tassello utile alla ricostruzione della storia delle rotte marittime che sin dall’antichità, senza soluzione di continuità, hanno collegato le coste del Mediterraneo ed in particolare il litorale ionico, intensamente antropizzato sin dall’epoca preistorica. Tutto il litorale tarantino risulta costellato da reperti isolati o relitti, come ad esempio, per citare solo i più consistenti ritrovamenti, il relitto con carico di laterizi di Torre Saturo, il relitto con sarcofagi di marmo recuperato negli anni ’60 a Torre Sgarrata, i due relitti spiaggiati a Lido Silvana, i sarcofagi semilavorati in marmo di San Pietro in Bevagna e le colonne in marmo rinvenute a Porto Cesareo. A questi si aggiungono numerosi reperti provenienti da diverse località, sicuramente da mettere in relazione con naufragi di imbarcazioni non ancora rinvenute. I ceppi d’ancora recuperati, una volta restaurati, potrebbero fornire ulteriori informazioni relative a possibili iscrizioni, come di frequente attestato in altri esemplari di simile tipologia. Proseguono ulteriori approfondimenti ed indagini nell’area circostante al rinvenimento, che potrebbero rilevare la presenza di altri reperti e ulteriori preziose informazioni circa la storia del litorale della provincia Jonica.
I reperti sono esposti nel Chiostro di San Domenico a Taranto.
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