Lecce – Nei giorni scorsi al tavolo di coalizione del centrosinistra, la direzione Pd, allargata a sindaci e amministratori,ha acclamato all’unanimità Massimo Manera quale candidato presidente nelle prossime elezioni per la Provincia di Lecce. Il suo nome, insieme a quello del sindaco Egidio Zacheo, è rimasto in campo fino all’ultimo, ma gli alleati hanno espresso la preferenza a favore del presidente della Fondazione della Notte della Taranta. Lo abbiamo incontrato ieri a Guagnano, tappa del suo tour elettorale insieme a Mauro Maggio, responsabile provinciale enti locali del partito democratico.
La scelta di Guagnano a noi non è sembrata casuale, il candidato presidente ha voluto recarsi nella cittadina del Premio del Negroamaro per spiegare ad iscritti e simpatizzanti del Pd il senso di una sua dichiarazione contro le polemiche che avevano animato la vigilia del conferimento del premio al sindaco di Verona, Flavio Tosi, contro cui si era schierato in maniera abbastanza accesa tutto il centrosinistra guagnanese.
Abbiamo rivolto a lui alcune domande prima che avesse inizio la riunione:
La nostra è terra che accoglie, una terra che ha teso le mani ai primi migranti, fronteggiato gli sbarchi e sempre saputo unire, senza mai creare muri. In questi 17 anni de “La Notte della Taranta” abbiamo costruito ponti di dialogo tra luoghi lontani che qui hanno trovato il loro punto di congiunzione e confronto. Proseguire in questa direzione è molto importante, senza alimentare polemiche sterili e senza mai mettere al bando nessuno”. Può spiegarci il senso di questa sua dichiarazione inerente la polemica innescata dal conferimento del premio Terre del Negroamaro a Flavio Tosi?
“Vengo da una cultura che è includente e mai escludente; sono convinto che il confronto debba prevalere sempre, questo come discorso generale ed a questo mi sono attenuto, non entrando nel merito della questione Tosi, poiché lui poi ha delle posizioni estreme su tanti punti che sono ovviamente deprecabili”.
Da più parti si dice che la provincia è un ente ormai in disarmo, cosa l’ha spinta ad accettare questa candidatura?
“Uno dei motivi è stato la convergenza sulla mia persona di una coalizione molto larga che va molto oltre il centro sinistra. Ho accettato per la grande passione politica che mi porto dietro e per l’esperienza che ho accumulato in tanti anni di lavoro negli enti locali; sono al mio terzo mandato da sindaco, sono stato portavoce della provincia con la presidenza di Giovanni Pellegrino ed ho diretto per dieci anni l’unione dei comuni della grecìa salentina; diciamo che credo di avere una piccola competenza per portare avanti con passione questo delicato passaggio degli enti che, secondo la mia idea di provincia, dovranno diventare centro di raccordo dei vari comuni sparsi nel territorio”.
Molti non hanno le idee chiare sul futuro delle province, secondo lei si tratta di trasformazione oppure è proprio una eliminazione? E se verranno eliminate, che senso ha procrastinare oltre la vita di questi “baracconi” che comunque avranno i loro costi?
“La provincia si sta trasformando molto; se la sopprimeranno, rimarrà sempre l’esigenza di un organismo che assista e coordini i comuni del territorio; quindi credo che sotto questo aspetto si cercherà una maniera di rimodulare competenze e risorse. Per quanto riguarda i costi dell’ente provincia, chiamiamolo così, verranno scremati di molto gli orpelli ed i dazi costosi, non potendo fare a meno di portare avanti manutenzioni, riparazioni e gestione di strade ed edifici ancora di proprietà dell’ente, rimandando, ad elezioni avvenute, la verifica delle risorse disponibili per lo svolgimento delle incombenze proprie dell’ente che verrà”.
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