Lecce – A meno di ventiquattro ore dalla tornata elettorale, da cui uscirà il nome del nuovo Presidente della Provincia di Lecce, i cittadini poco sanno di questo importante appuntamento e tanto meno ignorano chi avrà diritto al voto. Disinformazione o disinteresse? Sta di fatto che solo pochi hanno le idee ben chiare su chi voterà il nuovo Presidente della Provincia, scelto tra i due candidati Massimo Manera, intorno al quale si stringe gran parte della compagine di centro sinistra, e il Presidente uscente Antonio Gabellone, espressione del centro destra. A votare in questa occasione saranno esclusivamente i sindaci e i consiglieri comunali e provinciali. Dopo Massimo Manera abbiamo incontrato il Presidente uscente, Antonio Gabellone.
Dal 2 luglio 2014 e fino all’insediamento dei nuovi organi, il Presidente e la Giunta provinciale sono in carica per l’ordinaria amministrazione (Legge 7 aprile 2014 n. 56, art. 1 comma 82). Il Presidente rappresenta la Provincia di Lecce, convoca la Giunta, sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici ed all’esecuzione degli atti. Questa in linea di massima la norma provvisoria, ma secondo lei, ciò che è in atto, comporterà una vera e propria trasformazione oppure un’eliminazione dell’Ente?
“A mio parere, siamo ancora a metà strada del progetto che dovrebbe portare alla soppressione delle province da realizzare attraverso una riforma costituzionale. Oggi ci troviamo in una situazione molto confusa, poiché la Conferenza Stato Regioni non ha ancora definito con puntualità quali saranno le funzioni dell’Ente così come è stato rivisitato. Una volta definiti in maniera puntuale i contorni della riforma, le regioni legifereranno, attraverso i decreti attuativi, sulle competenze della regione stessa, dei comuni e sul residuo di funzioni che rimarrà alle provincie. L’Ente che verrà, comunque, si occuperà di pianificazione e coordinamento dei comuni facenti parte del territorio, della manutenzione viaria, di edilizia scolastica e pari opportunità; bisognerà comunque capire per gli altri ambiti, come ad esempio politiche del lavoro e formazione, quali saranno gli spazi in cui il nuovo Ente potrà muoversi. In conclusione ritengo che ci sia bisogno di un Ente cerniera; in una realtà territoriale costituita da novantasette comuni, è necessaria una struttura agile e snella per cui abbiamo lavorato in questi anni, cercando di perseguire questo obiettivo, avendo ereditato dalla precedente amministrazione provinciale, in cui Massimo Manera aveva un ruolo importante, un Ente che contava ben settecentotrenta dipendenti, portandoli ad oggi a cinquecento unità. Questo pur ponendo un problema a livello di risposta occupazionale, non può prescindere dalle esigenze di una struttura snella che andrà ridisegnata e che avrà sicuramente bisogno di nuove professionalità, per riuscire a dare risposte alle esigenze dei piccoli comuni, e che possa legarle alle programmazioni di più ampio respiro regionale, nazionale ed europeo”.
Nel fare un bilancio del suo mandato: cosa non la soddisfa e di contro cosa l’ha resa più soddisfatto?
“L’argomento di cui oggi si sta dibattendo, Lecce Capitale della cultura, ci ha visto sicuramente un passo avanti sin dall’inizio. Nella gestione dei beni culturali, attraverso partnership importanti, siamo intervenuti ad esempio sulla Abbazia di Cerrate attraverso il FAI, il museo Sigismondo Castromedano, e per ultimo il bando in cui affidiamo ai privati il Palazzo Comi a Lucugnano ed il Circolo Cittadino a Lecce; siamo riusciti a tenere in piedi un mondo di tradizioni importanti, rivalutando siti trovati in completo stato di abbandono, dando in questo modo, un contributo significativo alla battaglia per Lecce Capitale della cultura. Quindi sembra paradossale ma la crisi è servita da stimolo; io mi vanto di aver perseguito strade che hanno portato al risanamento e rivalutazione delle proprietà dell’Ente ed il risanamento dei conti, anche se questo è stato definito grigiore, io penso proprio che non lo sia. Avrei voluto sicuramente fare molto di più per il risanamento del patrimonio scolastico, penso che docenti e studenti meritino molto di più”.
L’accordo PD-UDC, pensa possa metterla in difficoltà nella sua corsa ad una eventuale rielezione?
“Ritengo, sulla base delle notizie che giungono in questi ultimi giorni, che molti amministratori non seguiranno quelle che sono le indicazioni del riferimento provinciale e regionale. Io conto molto sullo stile che abbiamo avuto in questi cinque anni di rapporto istituzionale con tutti indipendentemente dal colore politico, e questa mia ricandidatura è un riconoscimento al lavoro svolto. Questa per me è una sfida importante che io spero di poter vincere”.
Cosa dobbiamo aspettarci da un eventuale Gabellone due?
“La capacità di seguire due strade: il rigore per il controllo dei conti, ed un’accelerazione sulla esternalizzazione della gestione dei beni culturali. L’attenzione massima verso le politiche ambientali sarà un’altra direttrice secondo cui ci muoveremo, senza tralasciare il potenziamento delle infrastrutture che rendano questo territorio sempre più in linea con i processi e le dinamiche di sviluppo che interesseranno il paese Italia e la Regione Puglia. La mia preoccupazione è che la città metropolitana di Bari possa nuocere al territorio salentino; questo noi, non in termini di contrapposizione ma di reale collaborazione, lo eviteremo dando autorevolezza a questo territorio, ma soprattutto dando più peso politico”.
Vuole mandare un messaggio al candidato Massimo Manera?
“Un grande in bocca al lupo a Massimo Manera; a differenza di quanto sento dire da lui, posso dire che in quest’anno ha lavorato molto bene alla fondazione “Notte della Taranta”, districandosi tra mille difficoltà finanziarie, cercando di innovare rispetto al passato. Io credo che, da partner attento, abbia offerto una buona collaborazione alla Fondazione da lui presieduta e di cui la provincia fa parte”.
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