Paura di crescere …

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Paura di crescereL’uomo non si esprime solo con le parole (comunicazione verbale) ma con gesti, espressioni, simboli, segni (la scrittura e il disegno ne sono fin dall’antichità la forma più diretta di espressione), ovvero con un linguaggio non verbale, la cui importanza e valenza sono pari e non inferiori alla prima forma di comunicazione. A scuola s’impara a leggere e scrivere ma poi, al di là dei primi sforzi iniziali per adattarsi e uniformarsi al modello imposto dei segni convenzionali, ci si muoverà verso una scrittura sempre più personale, con un suo tratto e una particolare pressione sul foglio.

Questa premessa si rende necessaria perché osservando il compito in analisi sembrerebbe scritto da un bambino/a ancora in fase di approccio con le lettere: nessuna personalizzazione ma un’attinenza ed un legame alle lettere acquisite nella prima infanzia.

Dagli inizi dell’apprendimento la scrittura continua a modificarsi a causa di numerosi fattori tra i quali citiamo l’età, il sesso, le condizioni socio-familiari, la motivazione, la motricità fine. I cambiamenti più significativi si notano tra 6 e 10 anni. La diminuzione della dimensione, superamento delle principali difficoltà grafomotorie, aumento della precisione, della regolarità del gesto e della continuità nel movimento e soprattutto il cambiamento nella strategia del controllo motorio: dalla prevalenza dell’utilizzazione delle informazioni visive e tattilo-cinestetiche (definita comunemente controllo occhio-mano) alla rappresentazione interna del movimento, con la messa a punto di programmi motori che vengono attivati per l’esecuzione delle lettere e delle parole (Zesiger, 1995).

Dopo i 10-12 anni aumenta l’efficienza, con maggiore fluenza e la ricerca di una scrittura più personale. L‘evoluzione della scrittura passa attraverso tre grandi tappe:

– nella fase precalligrafica (fino a circa 8 anni) vengono superate le principali difficoltà grafomotorie (interruzioni di tracciato, deviazioni e torsioni);

– nella fase calligrafica (9 anni circa) il ragazzo raggiunge una maggiore precisione perché ha superato le principali difficoltà grafomotorie;

– nella preadolescenza ha inizio la fase postcalligrafica, con la graduale acquisizione di una scrittura personale. 

R. Saudek (1978) osserva che nelle prime fasi di apprendimento della scrittura l’unità di esecuzione è la lettera o una parte di essa (from stroke-impulse to letter impulse), per cui il ragazzo tende a fermarsi dopo aver eseguito ogni tratto; in seguito diventa la parola (word impulse) e nell’età adulta la frase intera, con presenza di legamenti aerei e continuità nel movimento della penna che prosegue nella sua traiettoria anche negli spazi che separano le parole pur senza toccare la superficie della carta.

Ecco alcuni risultati relativi all’evoluzione della scrittura da 6 a 19 anni.

– aumento della flessibilità nei tratti curvilinei;

– diminuzione dell’intensità della pressione dopo la prima elementare;

– aumento delle variazioni ritmiche della pressione: con diminuzione nei tratti ascendenti e

– aumento in quelli discendenti;

– aumento della nettezza e della precisione del tratto;

– diminuzione della dimensione della scrittura da 6 a 9 anni;

– progressivo aumento della rapidità;

– aumento della regolarità del rigo di base;

– aumento della presenza delle aste concave a sinistra e delle torsioni pubertarie (aste con concavità accentuata a sinistra) nel periodo che va dai 9 ai 12 anni

– aumento del numero e della precisione dei collegamenti;

– passaggio dal collegamento ad arcata (come si nota nella lettera “n”) a quello a ghirlanda (come la “u”) o all’alternarsi tra arcata e ghirlanda;

– aumento dell’accuratezza e della precisione della grafia;

– aumento della regolarità nell’uso dello spazio grafico;

– progressiva personalizzazione della scrittura;

– aumento dell’abilità grafomotoria.

L’adolescenza è una fase della vita in cui i dubbi su se stessi, gli interrogativi sulla propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo, le tensioni con i genitori possono costituire dei momenti di transizione che nulla hanno di patologico. Tuttavia in alcuni casi questi aspetti assumono un peso eccessivo, provocando stati di sofferenza che si protraggono troppo a lungo o che si estendono fino a invadere la vita dell’adolescente e della sua famiglia.
La paura di crescere in questo saggio crea una chiusura con il mondo esterno ed un desiderio di conservare ricordi ed aspetti fanciulleschi.

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