Ex Cemerad, storia di veleni dimenticati

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fusti-cemerad“Entrando dentro questo capannone di lamiera arrugginita mi trovo di fronte ad una vicenda surreale, nemmeno come trama di un film sarebbe plausibile. Dobbiamo uscire velocemente per non rischiare ma bastano pochi secondi per farti salire l’angoscia e un prurito di disagio”.

Queste sono le affermazioni di Stefano Vignaroli, prima attivista del Movimento 5 stelle, eletto alla Camera dei Deputati nel 2013 ed ora Vicepresidente della Commissione bicamerale d’inchiesta per il ciclo illecito dei rifiuti.
Da oltre vent’anni questo deposito “temporaneo” di radioattivi è in stato di abbandono, con 1140 metri cubi di rifiuti radioattivi (prevalentemente ospedalieri, non nucleari) stoccati all’interno.

Lo scorso 1 dicembre Vignaroli con la Commissione Rifiuti ha fatto un sopralluogo presso L’ex Cemerad di Statte, una minaccia ambientale a soli 20 km da Taranto.

Il proprietario della Cemerad, Giovanni Pluchino, era un personaggio chiave . Presidente dell’ordine dei chimici di Taranto, massone appartenente alla loggia Pitagora, aveva stabilito stretti rapporti societari con Enea e Nucleco, le società a capitale pubblico che si occupano della gestione del nucleare italiano. Nell’informativa, preparata alla fine degli anni ‘90 dal Corpo forestale dello Stato, erano indicati i rapporti commerciali della Cemerad: tra le tante società c’era la Setri di Cipriano Chianese, la mente dei traffici di rifiuti dei Casalesi, legato – raccontano le indagini della Dda di Napoli – all’ambiente di Licio Gelli.

Dopo una lunga vicenda giudiziaria il deposito della Cemerad è stato sequestrato e la ditta è fallita. A pagare la bonifica dovrà essere anche in questo caso la collettività.

La Regione Puglia e il comune di Statte, con la caratterizzazione del sito (distinzione e classificazione dei rifiuti), si sono già mossi fino al massimo consentito dalla normativa vigente.

Nessuno infatti ha ancora mai aperto i fusti per verificare cosa realmente contengano. Su alcuni dei fusti ritrovati nel deposito è riportata una data di decadenza della radioattività a 10mila anni, ricordano gli ufficiali della forestale che eseguirono la perquisizione.

Solo i depositi delle scorie nucleari (ma anche i radioattivi in generale, ospedalieri in primis come in foto) sparsi in tutto il territorio italiano sono un business di miliardi (non milioni) di euro, a carico dei cittadini (voce A3 in bolletta e tasse) nell’indifferenza e inconsapevolezza più totale. Vignaroli, relatore sui rifiuti radioattivi della Commissione bicamerale Illeciti rifiuti,   farà  nei prossimi mesi una relazione da portare  in Parlamento. Nei prossimi mesi  si parlerà molto di questi disastri economico/ambientali. C’è la grossa partita del deposito nucleare, una scomoda eredità della pur breve esperienza italiana,  da definire per non andare in infrazione. Nessun  divulgatore ha mai dato il giusto spazio a questo lato oscuro del nucleare e che subiamo da decenni. Speriamo  che a breve nessuno dei media si possa più sottrarre.

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