“Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro”. Questa è la frase chiave dell’ultimo romanzo di Roberto Vecchioni.
Stefano Quondam Valerio è un professore di letteratura greca di poco più di quarant’anni che vive la sua vita lottando contro stupidità e omologazione. Il Prof. Stefano, sin da bambino ha amato la poesia e la tragedia greca e non ha mai smesso di viaggiare tra le pagine di Omero, Saffo, Anacreonte, Sofocle ed Euripide. La sua vita, oltre l’insegnamento, si specchia in due occhi d’acqua cerulea, quelli di suo figlio Marco.
Marco è un ragazzo brillante, dotato di un intelligenza straordinaria e di tanto amore per la vita, la stessa che si vede passare velocemente tra le mani. Marco soffre di progeria, soffre nel vedere il suo corpo invecchiare otto volte più velocemente del normale mentre la sua mente e le sue emozioni inseguono, spensierate, i suoi diciassette anni.
Quondam, instancabile sognatore, nutre l’animo del figlio con parole dolcissime, con le trame di canti mitologici che hanno come protagonisti uomini coraggiosi che hanno deciso di combattere la sorte, non arrendendosi di fronte a fallimenti, tradimenti e sconfitte.
Marco conosce bene il significato della parola coraggio, forza d’animo, “Andrèia” in greco. Lo aveva conosciuto durante il carnevale, quando, tredicenne, aveva indossato la maschera di Batman nella piazza San Marco a Venezia e poi l’aveva dovuta togliere. Per un istante il suo viso gli era sembrato invisibile: la micrognazia, la sproporzione cranio-facciale e gli occhi protundenti con sclere blu e opacità corneali erano svaniti nel nulla. Tex Willer però, avendo deciso di smascherarlo sotto gli occhi della bella Colombina, rivelò il vero aspetto di Batman. Nel ricordo di quel momento, di quel preciso istante, Marco apprende a pieno il senso delle storie che il padre gli narra e di una frase che ha sentito pronunciare proprio da lui: “L’eroe è solo”.
Marco e Stefano cercano di assaporare, visionare, odorare la poesia per tentare di cantare un poema in una strofa, lottando contro il tempo tiranno. Parlano e scrivono d’amore entrambi, pensando alla poetessa di Lesbo ed alla storia di Fedra, vagando quotidianamente sulle ali della letteratura per comprendere gli uomini ed il loro animo. Spesso, anche gli uomini più valorosi, perdono. Marco ne è consapevole, aveva letto molti libri ed anche l’Iliade. Sa che le cose più belle non durano, si sfolgorano ma sa anche che la loro luce non si perde mai del tutto. E così, anche quando le Pleadi e la Luna si spengono per Marco, il buio si rende conto che il mercante di luce lo ha vinto, nonostante tutto.