Il computer era acceso ormai da mezz’ora e Rosa era come ipnotizzata dalla pagina bianca di Word: la fissava senza alcuna idea, emozione o pensiero da annotare.
Non avere idee e, di conseguenza, non riuscire a scrivere le sembrava inverosimile e cominciava a preoccuparsi sul suo stato di salute.
Si sentiva vuota, bianca e inutile proprio come quella pagina che i suoi occhi vedevano riflessa davanti a sé.
Che cosa le stava accadendo? Sentiva la testa pesante, gli arti addormentati ed il cuore scalpitante sembrava volesse uscirle fuori dal petto quasi a voler metter fine a quel mix di sensazioni che la facevano sentire ad un passo dalla morte.
I sintomi sopraggiungevano senza alcun preavviso. Il battito del cuore accelerava all’improvviso, cominciava a sudare freddo, si sentiva soffocare e, alcune volte, sveniva. In quei momenti niente e nessuno riusciva a darle sollievo; preferiva stare in completa solitudine, sentire il disordine interno del suo corpo (che poi era il frutto della sua mente stanca) e con gli occhi chiusi ritrovare un po’ di calma: a volte rimaneva un’ora distesa sul letto e pian piano i sintomi si attenuavano, altre il letto lo odiava, perché la faceva sentire ancora peggio in quanto il senso di oppressione al petto diveniva più forte. Perciò, il più delle volte, preferiva andare su e giù per una stanza per “sciogliere” le gelide sensazioni che sentiva il suo corpo o, se si trovava per strada correva, correva dal suo malessere.
Stava forse morendo? Non poteva accettare di doversene andare così giovane e per giunta soffrendo.
Doveva chiamare il medico e conoscere il nome di quell’improvvisa e subdola malattia.
Rosa amava scrivere, leggere, stare in mezzo alla gente ed imparare dagli altri. Era un’amante della musica e dell’arte in genere ed osservava il mondo e le persone con l’interesse di chi ha sete di conoscere per migliorarsi sempre. Le piaceva scrivere e disegnare su quaderni o agende che sceglieva con cura. Prediligeva il contatto con la carta, sentire l’odore dell’inchiostro, mentre cominciava a delineare le trame dei suoi racconti o semplicemente buttare giù uno sfogo dell’anima. Annotava, commentava, cancellava appena poteva ogni giorno e poi quello che le piaceva di più lo riportava sul suo computer per tramutarlo in un racconto o in una poesia.
Purtroppo, da circa due mesi, Rosa non mostrava alcun interesse per nulla e aveva un velo di tristezza negli occhi, si era rinchiusa a casa e non faceva altro che dedicarsi alle faccende domestiche cosa che aveva sempre messo in secondo piano.
Apparentemente forte e sicura di sé, volenterosa nello studio e con una bella famiglia affianco, veniva considerata da tutti una roccia, ma anche le rocce più forti si scalfiscono con le intemperie.
Il medico di famiglia non le diagnosticò nulla di preoccupante, ma le consigliò di fare una visita cardiologica per maggiore sicurezza. Tutti quei mostruosi sintomi che l’affliggevano erano scientificamente denominati “attacchi di panico” e si potevano curare con alcune sedute dallo psicologo e una breve cura di ansiolitici.
Così, Rosa, a soli ventiquattro anni, era affetta da attacchi di panico. Un male subdolo e molto diffuso nel nostro secolo, che non fa sconti a nessuna età. Rosa non si fece prendere ulteriormente dalla sconforto e decise di lottare contro quel malessere. Prima di tutto si documentò meglio sulla natura del suo male, dopo di questo, cominciò ad ascoltare le necessità del suo io più profondo: la sua anima. Comprese che doveva cominciare a fare tutto con calma, stabilendo le priorità senza sforzare troppo la sua mente e, soprattutto, ricominciare a ritagliare più tempo per le sue passioni e, non solo, per i propri doveri.
Nella sua camera, tra i libri e le sue bambole, ricordo di un’infanzia felice, si sentiva protetta. All’improvviso le venne voglia di sfogliare i suoi vecchi diari come per ritrovare quella parte perduta di sé. Prese la “Smemoranda” del liceo che sembrava uno scrigno traboccante di emozioni: era piena di colori, appunti, disegni, lettere di amiche, poesie e foto di lei con il suo ex. Lì c’erano sofferenze e gioie, la fine del suo primo amore e l’inizio di una nuova filosofia di vita. Rivedere quelle pagine di carta che profumavano di polvere e ricordi le causò un dolce tuffo al cuore e, poco dopo, le lacrime cominciarono a scendere dal viso sul collo. Fu un momento catartico e liberatorio. Presto venne a galla la causa delle sue paure, della sua ansia.
Ormai era cresciuta, i problemi erano diversi e ben più importanti di quelli che riteneva importanti un tempo. Aveva terminato gli studi da tempo, ma nonostante la laurea non riusciva a trovare un lavoro. Non riusciva a sentirsi realizzata. Vedeva davanti a sé solo porte chiuse e false persone che le offrivano solo un posto come stagista senza nemmeno un rimborso spese! Ecco perché si sentiva angosciata: si sentiva smarrita e senza certezze. Voleva essere indipendente, potersi comprare una borsa o un romanzo senza dover aspettare i compleanni o un regalo degli zii oppure voleva ogni tanto permettersi di uscire per mangiare una pizza con gli amici invece di dover passare tutti i sabati a trovare le scuse più banali, perché non aveva un euro da spendere!
Allora era in crisi per la crisi! La pura realtà in un gioco di parole! Una sera, dopo aver fatto varie ricerche su Internet su come si potesse vincere l’ansia, Rosa scoprì che scrivere un diario relativo ai propri passi in avanti “dal fronte dell’ansia” fosse molto utile per esternare le proprie emozioni e vedere i propri progressi giornalieri nell’affrontare i disturbi psicosomatici. Così, decise di riprovare a scrivere: come se stesse compiendo un rituale prese la sua Bic e cominciò a scrivere tutte quello che sentiva sgorgare dal suo cuore su una nuova agenda: “Forza, determinazione e…SORRISO sempre sulle labbra anche se… Anche se il cuore mi fa male, la mente è annebbiata e le gambe e le mani mi sembrano come due macigni non posso mollare ora. Devo continuare ad avere fiducia ed a rispettare anche quello che sono ora. Il lavoro è un problema, ma più o meno tutti sono fermi o demoralizzati come me, ma non è giusto arrendersi. L’oscura signora, l’Ansia, avrà una degna rivale, perché saprò fronteggiarla e non mi farò più mettere a tappeto da lei. Non sarà facile, ma la mente, se lo vuole, può far miracoli! Spero tanto di poter riaprire un giorno questo diario con la stessa tenera sensazione di quando ho riletto il diario del liceo e, rileggendo ciò che mi ha procurato questo momento di fragilità, mi auguro un giorno di farne tesoro nel caso dovessi avere bisogno di un sorriso. Allora ricorderò di utilizzare la formula contro la CRISI. Sarà il mio piccolo segreto per sconfiggere l’angoscia e la paura ossia ricordare che i momenti difficili si superano. Si devono scrivere ed esternare le proprie debolezze e guardarle con occhi diversi, cioè non con rifiuto o paura, ma come risorsa da cui partire per migliorarsi. Solo dopo un più o meno lungo periodo di auto analisi quello che prima causava crisi vi farà sorridere e così la frase” sono in crisi” diverrà” io c(i)risi! “
Questo è il vero modo di affrontare la vita in tutte le sfaccettature. Bisogna vedere i lati positivi e delle avversità poter dire: “ci risi!”
{loadposition addthis}