Lecce-Savoia: l’analisi. Segnali dal campo in un mare d’incertezze

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Lecce – Nella giornata che sarà ricordata per l’inizio della dura contestazione alla proprietà, il Lecce riesce a battere il Savoia dopo una bella prestazione, di sostanza e di tanta corsa, facendo vedere sprazzi di buon gioco dopo il cambio di panchina che ha portato Alberto Bollini a sostituire l’esonerato Dino Pagliari. Il successo, risicato sul piano del punteggio a causa delle occasioni sprecate nella seconda frazione di gioco, ha comunque rinvigorito il gruppo, autore di una bella partita, leggermente più sereno nella preparazione alla trasferta di Pagani prevista per venerdì sera.

La vittoria però non schiarisce tutte le nuvole che aleggiano sul Lecce: l’aspra contestazione è destinata a continuare ad oltranza e i giallorossi hanno bisogno di buone prove anche lontano dal “Via del Mare” per assestarsi in zona playoff per poi giocarsi tutto nel post-season.

Sul campo – Sul rettangolo verde si è visto un Lecce battagliero, sul pezzo e mai arrendevole, l’opposto di quello molle del “Granillo” di Reggio Calabria. I primi quattro giorni di gestione Bollini hanno sfoderato una squadra intensa, intenta a correre sì tanto, ma in modo intelligente, come sottolineato dallo stesso tecnico mantovano nel post-partita. L’intensità ha riguardato soprattutto la fase difensiva, attenta nei meccanismi e veloce nel recuperare la posizione sui ribaltamenti di fronte degli oplontini. Davanti, il primo tempo ha visto sprazzi di gran gioco. Il bolide di Papini, ai limiti della perfezione per tempismo ed esecuzione, ha squarciato la partita in favore del Lecce nel migliore dei modi, dopo un inizio a spron battuto guidato dal solito Moscardelli, sempre più capace di sobbarcarsi da solo il peso dell’attacco. Il Mosca ha fallito l’appuntamento con il dodicesimo gol, ma ha dispensato assist per i compagni delle corsie esterne più volte. In proprio, ha sfiorato in almeno due occasioni la rete d’autore anche in casa: un tacco volante in avvio e una rovesciata dove il lavoro d’esperienza di Checcucci ha evitato l’impatto perfetto con la sfera.

Corsie esterne – Nell’economia della partita è risultato importante l’apporto dei calciatori impiegati sulle corsie esterne, chiamati alla doppia fase richiesta da Bollini anche a causa dell’inserimento di Mariano Bogliacino nel ruolo di mezzala sinistra con licenza di offendere. La partita più di quantità di Franco Lepore ha bilanciato all’estro di Eric Herrera, protagonista della costruzione del gioco del Lecce, che ha prediletto la fascia sinistra per i suoi attacchi nei primi 45’. Dalle fasce è arrivata anche un’altra chiave di volta del credo di Bollini: l’allenatore ex Lazio non ha voluto snaturare il suo meccanismo, continuando a proporre gioco con gli inserimenti di Gustavo ed Embalo per Herrera e Lepore, sintomo importante e differente rispetto alle precedenti gestioni. Mettere in campo i due nuovi acquisti ha dato la risposta giusta anche agli stravolgimenti di Papagni proprio sulle fasce. In una categoria dove la tecnica, soprattutto dalla cintola in giù, non è spesso di qualità eccelsa, la soluzione del pressing si rivela spesso vincente: per informazioni al riguardo chiedere a Moscardelli e Gustavo, caparbi nel raccogliere occasioni (poi non sfruttate per un mix di leziosismo e bravura dell’ex Gragnaniello) su errori del terzetto difensivo biancoscudato.

Miccoli ciao? In serata è rimbalzata la voce che descriverebbe i destini del Lecce e di Fabrizio Miccoli pronti alla separazione consensuale. Il Romario del Salento, assente alla ripresa di oggi per un permesso di due giorni, è reduce da un campionato dove quasi mai si è trovato al centro del progetto tattico dei due precedenti allenatori; il mancato ingresso in campo ieri, con il capitano rimasto mestamente in panchina per l’intero andamento del match, non lascia presagire buone nuove su questo fronte.   

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