Novoli (Le) – Secondo appuntamento, ieri sera, con “I dialoghi della Fòcara” presso l’ex mercato coperto coperto, ora “Drogheria delle Arti” in piazza Regina Margherita a Novoli.
Ospite Carlo Alberto Augieri, docente di Critica Letteraria ed Ermeneutica del Testo presso l’Università del Salento, che ha tenuto un seminario sul simbolismo del fuoco in un loop affascinante che è partito dall’ambivalenza del fuoco per finire alla fiamma della candela, circumnavigando, così, il cerchio del pensiero che non poteva non accomodarsi anche sull’amore e la rinascita.
“Fuoco come archetipo della globalizzazione”. Ha sussurrato Augieri incominciando il suo intervento. “Per comprendere il presente dobbiamo viverlo nel tempo, dobbiamo capire il passato, altrimenti è soltanto attualità e l’attualità è solo una moda”. Per fare ciò bisogna capire e incatenarsi alla semplicità del simbolismo. Ecco il mito del fuoco. È archetipo della cultura mondiale; il fuoco come simbolo e non solo per quello che è ma per quello cui fa pensare e vivere come emozione e come metafora. La natura non solo come fonte di sfruttamento ma come origine del pensiero, fa un esempio il professore: “Il pollo non mi serve per mangiare… ma per pensare”. Osiamo aggiungere: il pollo mi serve anche per mangiare oltre che per pensare.
I processi metaforici creano interazione tra l’uomo e la natura creando la capacità del conoscersi. Il fuoco arde così come arde la passione, l’amore. Il fuoco distrugge ma aggrega anche; intorno ai bracieri di una volta si raccontavano le storie più belle, si “faceva cultura”, quella popolare che conserva ancora oggi il fascino del futuro.
{gallery}Gallerie/dialoghidellafocaraprofaugeri{/gallery}
Augieri parla di Prometeo, di Empedocle fino alla poesia di Goethe, per rimarcare poi il concetto principe dell’ambivalenza del fuoco che ha una sua drammaticità, ma va interpretato perché un conto è significare e un altro è interpretare. Simbolo del tempo che passa, di un tempo che si consuma e che non torna più, diventa cenere e ci regala il senso dell’inutilità.
“A Novoli – sottolinea Augieri – il fuoco diventa comunità, è propiziatore, è un augurio del seme, della rinascita, evoca il sole che verrà, arde l’inverno e si affaccia sulla nuova stagione, sul nuovo anno lasciandosi alle spalle le negatività”.
Poi conclude spiegando la fiamma della candela, passando, però, attraverso un concetto importantissimo: la chiesa si impossessa del fuoco rendendolo intimo e dialogizzato, facendolo diventare immagine di Dio che parla a Mosè attraverso il rovo ardente. Ecco perché nasce l’importanza della candela, la sua fiamma esprime un fuoco leggero che tende verso l’alto, diventando così immagine dell’anima. Il professore rimarca: “Tante volte diciamo, quando parliamo di una persona che muore, si è spenta dolcemente come una candela, perché seppur consumandosi, la candela, fa ardere la sua fiamma verso il cielo”.
Una serata interessante nel segno della continuità che la Fondazione Fòcara vuol dare all’evento Fòcara per farlo diventare veicolo di cultura e pensiero in più periodi dell’anno.
{loadposition addthis}