Lecce – Ieri sera, 5 Marzo, allo Store Feltrinelli si è tenuto l’incontro con l’autore partenopeo Enrico De Luca, in arte Erri. L’ inizio dell’evento era stato fissato per le 18.30, ma già dalle 17.00 la libreria brulicava di “invincibili” in attesa della presentazione leccese de “La parola contraria”. Erri De Luca è arrivato come al solito con aria umile e serena; con addosso un maglioncino bleu, camicia e pantaloni in jeans, e quell’aria da operaio fiero, diventato da un po’ di anni ormai artigiano delle parole. Alto, minuto, si è seduto sul tavolo come un rappresentante all’assemblea di istituto al liceo, rivolto verso il pubblico che lo ha accolto con un caldo applauso, ha cominciato a raccontarsi.
“La parola contraria” è un pamphlet che ha pubblicato con Feltrinelli a gennaio, ad un prezzo accessibile a tutti, perché doveva essere noto che l’articolo 21 della costituzione italiana stava subendo un abuso. L’autore, infatti, è stato accusato e processato per aver “istigato” alcune manifestazioni violente contro la Tav in Val di Susa tutto ciò solo per aver espresso la propria opinione, ovvero che “la Tav andava e va sabotata”. Ha spiegato meglio De Luca: “Molti mi chiedono perché da napoletano mi “impiccio” di questioni come quella della Val di Susa o del Salento. Io rispondo semplicemente dicendo che sento il dovere di dare il mio contributo davanti alle ingiustizie: mai e poi mai starò a guardare davanti allo stupro di un territorio. Ora sarò processato per aver detto la mia, per aver espresso “la parola contraria”, ma penso che ciò servirà a farmi essere il primo e l’ultimo che subisce questo procedimento – Lo scrittore ha poi aggiunto – La cosa assurda è che chi avrebbe dovuto garantirmi i miei diritti, lo stato, mi accusava per essermi espresso a sfavore, in virtù di una democrazia che effettivamente non vedevo: ma cosa ne capisce di democrazia chi mi accusa per aver detto qualcosa? E poi, come le mie parole avrebbero potuto trasformarsi in “istigazione”? In quell’aula di tribunale, pur inconsciamente, mi conferivano, oltretutto, un premio letterario, quello alla cassa di risonanza delle mie parole”.
Straordinaria l’atmosfera che si respirava in quella sala gremita di gente, che senza risparmiarsi ha sentito di fare diverse domande all’ospite. Una signora sudamericana, per esempio, ha chiesto all’autore cosa si sentisse di dire ai giovani così passivi davanti a questi accaduti. Lo scrittore ha risposto in maniera diretta come sempre: “I giovani sono come un albero rigoglioso, portano con sé tutto il loro potenziale. L’adolescenza funziona un po’ come un giardiniere, pota i rami e alla fine diverranno ciò che dovranno essere. Non posso dire loro nulla, devo rispettarli. Purtroppo lo stato è diventato un’azienda e noi i clienti; ecco perché non ci ribelliamo, perché ci hanno fatto smettere di pensare ai diritti, facendoli passare per servizi.”
Prima del firma copie l’autore regala al suo pubblico un inedito: “Una pagina nuova che non troverete scritta da nessuna parte perché è scritta solo qui, nella mia testa – ha anticipato Erri. “Mare Nostrum” una preghiera che l’autore ha recitato a voce alto, dedicata alla forza più bella della natura, a quel mare che ci trasporta, scuote e nutre. A quel simbolo emblematico di un pianeta che ci ospita, che dovremmo ringraziare e rispettare, ma che finiamo con l’usurpare.
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