Dopo “Coccarde Rosse”, Annalisa Bari torna a deliziare i suoi lettori con un nuovo ed avvincente romanzo, ”Solo allora cadranno le stelle”, vivido affresco di una pagina di Storia mai sufficientemente raccontata.
Il romanzo, scritto per Besa e pubblicato nella collana Nadir, si sofferma a raccontare la distruzione della maestosa abbazia di Montecassino, a seguito dei bombardamenti a cui fu sottoposta nella mattinata del 15 febbraio del 1944 per decisione del Comando delle Forze Alleate, impegnate a liberare l’Italia dall’occupazione tedesca. In quella triste mattinata, 250 aerei da bombardamento misero in atto una massiccia azione militare, che rase al suolo l’Abbazia e diede la morte a numerosi civili che avevano trovato rifugio all’interno dell’edificio.
Questo terrificante episodio diventa il fulcro intorno al quale si tesse la vicenda: quattro ragazzi (Gilberto, Sabina, Ennio, Emilia), con diversi vissuti, si trovano a vivere insieme l’esperienza del rifugio nel monastero e a subire il bombardamento, con le sue nefaste conseguenze. Sullo sfondo, i rifugiati, che svolgono le loro mansioni giornaliere, e i monaci, che vivono secondo la loro regola; su uno sfondo ancora più ampio, le due Guerre Mondiali, la prima e la seconda, che danno origine in vario modo agli eventi narrati.
Il romanzo, corale nella sua valenza storica, in quanto racconta l’esodo degli abitanti di Cassino verso il Monastero, la loro vita da rifugiati, l’apporto dei monaci che, con fede e pazienza, portano avanti la loro missione religiosa, soccorrendo e confortando i rifugiati, si fa racconto quotidiano, particolareggiato, di vite possibili. E così la vicenda di quattro ragazzi, che la vita unisce per un breve periodo, e che troverà il culmine proprio nella mattinata del bombardamento, si intreccia alla trama della Storia, arricchendola di immagini preziose, di affreschi di vita quotidiana del tempo.
Gilberto: nato nel Nord durante la Prima Guerra Mondiale, figlio illegittimo di un soldato, vittima, anche lui, della Storia, arriva a Cassino da un mondo lontano; qui apprende l’arte della tessitura e della tintura dei tessuti, ereditando il talento del padre naturale; qui diventa uomo, si apre all’amore, pur tra mille difficoltà, qui trova compimento il suo destino.
Ennio e Sabina: figli di Italiani partiti per la Libia, anch’essi pedine della Storia. Partiti per una colonia, organizzata dal Regime, non torneranno più a casa, ma vedranno la loro vacanza trasformarsi in prigionia, finchè arriveranno anch’essi a Cassino, dove, come Gilberto, abbracceranno il loro destino.
La piccola Emilia: quella che, all’apparenza, ha avuto meno danni, ma che porterà per sempre le cicatrici di una vita non scelta, fatta di assenze, di morti sul suo cammino.
È a Cassino che il destino dei protagonisti si intreccia indissolubilmente, come la trama con l’ordito dei telai di Gilberto, completandosi con ricami e arabeschi di altre vite: zia Gemma, Clemente, padre Dionigi. Ognuno di loro ha una parte rilevante nello svolgimento della storia, ognuno completa l’arazzo: Clemente, padre coscienzioso pur nei limiti della sua vicenda umana, zia Gemma, personalità complessa e infelice. E poi padre Dionigi: è il simbolo dell’umanità che sposa la Fede; è il personaggio che, fino alla fine, accompagna i protagonisti, colui che chiude la narrazione con un invito alla Speranza; è a lui che, nonostante l’orrore e il dolore vissuti, l’autrice, in chiusura, fa dire: “.. anche questa notte lascerò le imposte aperte con la speranza di schiudere ancora gli occhi alla luce di un nuovo giorno”.
Annalisa Bari si muove con sicurezza, ma anche con delicatezza e sensibilità, fra la Storia e le storie, sicché, leggendo le sue pagine, si immagina facilmente la vita, inizialmente pacata e serena, dei monaci nell’abbazia, il difficile inserimento di Gilberto, figlio di NN, la tenerezza di un amore che nasce, quello fra il ragazzo e Sabina, lo sgomento dei rifugiati ammassati nei sotterranei, e poi la desolazione, la distruzione a seguito del bombardamento, lo scoramento, per un attimo, dell’abate e dei monaci, costretti a fuggire.
L’intreccio è sapientemente costruito: un presente denso di eventi, all’interno del quale si innestano frequenti flashback, che ci permettono di entrare nella vita dei personaggi, nelle ragioni che li hanno condotti al loro presente; l’autrice dilata agevolmente la narrazione su piani temporali diversi: i racconti del passato, come fotogrammi, arricchiscono e colorano gradualmente il presente.
La narrazione è scandita dal Breviario delle Ore, da Mattutino a Compieta; non è una scansione casuale né secondaria, ma un rimando forte, marcato, alla presenza dell’ordine monastico, alla centralità dell’Abbazia, con il suo infausto destino, vittima di un progetto bellico folle, irragionevole.È con grande cura, infatti, ma senza diventare mai didascalica, che l’autrice descrive l’abbazia e i suoi ambienti e ci conduce per mano fra codici, miniature e tutto ciò che l’ ha resa grande; con la stessa cura racconta la vita dei monaci, le motivazioni dei loro riti, l’umanità celata all’interno della vita monastica, magistralmente dipinta nella figura di padre Dionigi, figura che percorre l’intero romanzo, dalla prima all’ultima pagina.
Il linguaggio è vigoroso, accurato, pulito; la scrittura accorta e ben calibrata favorisce l’immedesimazione, l’empatia con i personaggi.
Il romanzo si legge con passione, con gusto; resta, alla fine, l’affresco poderoso dell’abbazia, animata dalla vita dei personaggi mirabilmente costruiti, ma resta anche l’amaro per una Storia che non si interroga sull’opportunità di alcune scelte, politiche e militari, dal risultato infausto, apocalittico. Non a caso la scelta del titolo,Solo allora cadranno le stelle, tratto dall’Apocalisse di Giovanni: nessuno avrebbe potuto mai immaginare che l’uomo arrivasse a tanto, a distruggere i capolavori dell’Arte, la più sublime delle nostre espressioni.