“Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare”, questa celebre frase di Mark Twain alberga in molte bacheche dei maggiori social in questi giorni. Tra poche ore infatti la Puglia sarà impegnata nel rinnovo del Consiglio Regionale, in alcuni paesi si aggiungeranno le schede per il rinnovo di quello comunale.
Eppure in giro non si sente più il fermento di una volta, la gente sembra “scansare” i candidati a caccia di voti come la peste. Come biasimarli! Difficile anche solo trovare un vero motivo per recarsi alle urne. Impossibile fare appello agli antichi valori, difficile votare con una mano sul cuore. Neanche il fenomeno del clientelismo risolve la questione, sempre troppe le promesse disattese.
E così ti tocca guardare due extracomunitari che appiccicano volantini sui vetri delle auto mentre chiacchierano nella loro lingua, per poi scoprire che erano finiti nel libro paga di Salvini. Paradossi!
Una campagna elettorale ricca di paradossi e povera di contenuti.
Il solito battibecco stucchevole tra la Poli e Fitto (il quale ha finito per schierare Schittulli), come due bimbi che tirano la giacchetta a papà Silvio. Poi c’è lui, Emiliano di Bari, uno dei sindaci più amati d’Italia, l’uomo dalla faccia pulita che pure ha dovuto fare i conti con lo scandalo dell’inchiesta De Gennaro nel 2012.
Tra i volti nuovi Antonella Laricchia, studentessa 28enne rappresentante del Movimento 5 Stelle che, ci auguriamo, abbia la forza, qualora sedesse sull’ambita poltrona, di non diventare solo maschera e fantoccio dei soliti vecchi marpioni.
Se astenersi è vergognoso, votare senza coscienza lo è ancora di più. E candidarsi senza coscienza quanto può essere deprecabile? Perché a noi elettori viene spesso chiesto di fare appello alle nostre coscienze se poi loro vanno in giro come un esercito di impuniti?
In giro non c’è più fermento ma rabbia. Il vento della speranza non soffia da molto e il profumo del cambiamento ha lasciato il posto alla puzza del marcio. Io, come tanti, sono ancora indecisa. La prima indecisione da risolvere è se andare a votare o meno. La seconda è a cosa fare appello, se ad una presunta coscienza o alla moda del momento.
Un volta un amico mi disse che bisogna scegliere il male minore quando decidiamo a chi dare il voto. “Il male minore”, questo è il massimo dell’aspirazione dei nostri politici.
E allora che vinca il male minore, qualora facesse qualche differenza!