La longa manus dei petrolieri si affaccia in Puglia! Non solo il tratto tra Bari e Brindisi, ma anche il cristallino mare del Salento solletica gli appetiti di alcune tra le più importanti società di estrazione e il governo, sicuramente “sensibile” alle istanze ambientali, in una settimana ha emanato, attraverso il Ministero dell’ambiente, ben sei decreti di compatibilità ambientale per altrettante istanze presentate da due società, la Spectrum Geo e la Northern Petroleum. In tutti e sei i casi le ricerche sarebbero condotte con la tecnica dell’airgun, che ha un pesante impatto su cetacei e pesci.
L’airgun è una tecnica di ispezione dei fondali marini, per capire cosa contiene il sottosuolo. Praticamente ci sono degli spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito. Questo è molto grave perché molte specie ittiche dipendono dal senso dell’udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare cibo. Già in provincia di Foggia tempo fa ci sono stati alcuni spiaggiamenti che potrebbero essere dovuti a queste tecniche pericolose.
Il Decreto che più farà discutere e susciterà massimo allarme (almeno si spera), è quello del 3 giugno 2015 richiesto dalla Spectrum Geoche riguarda tutto il mare pugliese, dal Gargano fino al Salento. Sono interessati 1,6 milioni di ettari di mare, una superficie paragonabile a quella dell’intera regione. La zona di intervento è vastissima e proietta angosciosi interrogativi per il futuro dell’intera Puglia ma anche per le altre regioni, dall’Abruzzo all’Emilia Romagna interessate da un permesso simile che occupa tutto il mare antistante le loro coste.
Poi l’8 giugno il Ministero ha emanato in un solo giorno i tre decreti di compatibilità ambientale riguardanti altrettanti permessi richiesti dalla Northern Petroleum per il tratto di mare da Bari a Brindisi: uno riguardante un’area di 73.350 ettari, un altro su un’area di 71.160 ettari e un altro ancora su un’area di 86.000 ettari. Il 10 giugno è stato emanato un quinto Decreto, sempre per un permesso di ricerca richiesto dalla Northern Petroleum nella medesima area ed un sesto Decreto lo scorso 11 giugno.
Quindi insieme alle altre regioni adriatiche occorre cercare una sinergia che porti a contrapporsi alle sciagurate politiche del Governo centrale e per tutelare la qualità ambientale, la salute, e l’economia turistica della pesca e dell’agricoltura. Infatti la vastità di queste prospezioni fanno capire le reali intenzioni del Governo Renzi, volto a premiare gli interessi di pochi petrolieri a discapito degli interessi della collettività.
Ci si augura che il neoeletto Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, faccia la sua la sua parte: si impegni immediatamente ad aprire una vertenza contro l’azione del Governo impugnando i sei Decreti assieme agli Enti locali. Appare evidente l’assenza di una valutazione dell’effetto cumulo sull’ambiente di tutti questi progetti in larga parte incidenti sulle stesse aree e, in generale, di una Valutazione Ambientale Strategica complessiva. Su quest’ultimo aspetto è singolare che lo stato italiano, dopo forti pressioni dei cittadini, dal un lato abbia richiesto alla Croazia la realizzazione di una Valutazione Strategica transfrontaliera sul programma di ricerca croato ma, dall’altro, non applichi la stessa procedura sul rilascio delle concessioni in Italia.
Tra batteri degli ulivi, trivellazioni, gasdotti, viene da chiedersi se casomai vogliano riportare la Puglia allo stato di colonia da sfruttare.