Nessuno si salva da solo

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Squinzano s’interroga in cerca di possibili risposte

da destra la vittima Maria Paola Marzo e lassassino Sergio Pagano suicidatosiÈ finita così. A nulla è valsa la corsa in ospedale per tentare di salvargli quella vita a cui aveva rinunciato ieri, in un afoso pomeriggio estivo, forse perché sconvolto dalla sua stessa follia che lo aveva indotto attimi prima a uccidere la sua ex moglie in mezzo alla strada. Anche Sergio Pagano è morto.

Fine della storia, per lui, per Paola, ma di certo non per i loro due figli che sono stati travolti da una tragedia così grande, costretti a subire il peso di un dolore che segna la vita per sempre. Da subito, dopo i fatti, c’è stato in paese un rincorrersi di notizie, di voci, di grida, di lacrime, di sconcerto, di commozione, di meraviglia, di rabbia, di condanna, addirittura di vergogna per un paese che sale agli onori della cronaca per fatti così poco edificanti.

Sgomenti, tutti si son chiesti il perché e, chi conosceva la storia tormentata di questa coppia, ripeteva ininterrottamente che c’era da aspettarselo. Ora che ormai non c’era più nulla da fare, da più parti, fra la folla che si era accalcata sul luogo della tragedia, si poteva sentire un raccontare di fatti e situazioni che denunciavano chiaramente il grado di esasperazione, l’escalation di quell’amore malato, di quell’ossessione che amore non era più da tempo. Ma se c’era da aspettarselo, se era davvero tutto così prevedibile, allora perché non si è cercato di prevenire questa tragedia? Paola è stata uccisa dal suo ex marito proprio di fronte l’uscio del centro antiviolenza “il Melograno”, nato a Squinzano due anni fa. Che senso hanno i CAV, le campagne antiviolenza se poi, quando occorre, si preferisce “lavare i panni sporchi in famiglia”?

Una parola brutta, sgradevole da pronunciare, ha cominciato ed essere masticata di malavoglia da più parti: femminicidio. Anche qui! Anche a Squinzano! Se oggi si passa da quella strada, si può vedere che qualcuno ha buttato della terra per nascondere il lago di sangue su cui era riverso ieri il corpo di Paola. Non un fiore, non un biglietto! Solo un po’ di terra per Paola. Sui social invece sono fioccati i commenti, gli “stati” doverosi, sui giornali le dichiarazioni “d’obbligo” poi tutti a mare, oggi è domenica ed è estate del resto, cos’altro di può fare?

Se è vero che la comunità può essere intesa come un’estensione della famiglia, che strada stiamo percorrendo? Stiamo davvero diventando una comunità fatta di singole persone incapaci di guardare oltre il proprio naso? Nessuno si salva da solo, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri per non sbagliare, per cercare di essere migliori. Non serve solo demandare tutto alle istituzioni, alla scuola perché insegnino questi saldi principi ai nostri figli, serve piuttosto che tutti noi ci sforziamo nel nostro piccolo di smetterla di ignorare il disagio e il malessere di chi ci è accanto, certe volte anche solo una parola detta al momento giusto può fare la differenza.