Lecce– Il torpore del day-after della prima sconfitta casalinga che ha inaugurato il campionato stride con l’immensa carica agonistica ed ambientale che ha inaugurato ieri la stagione. I diecimila sugli spalti non hanno potuto ammirare un buon Lecce. La squadra di Asta si è fatta sfuggire il match già troppo presto, regalando almeno due terzi di primo tempo alla Fidelis Andria che ha scartato il pacco e ringraziato prima le belle statuine della difesa giallorossa (un po’ statiche sul gol di Onescu) e poi la dea bendata (tiro sporco di Strambelli che è diventato un assist perfetto per Grandolfo).
A recuperare il match non è bastato un inizio ripresa di fuoco, con il Lecce vicino al pari dopo l’1-2 di Moscardelli, e il diverso tono fisico delle due squadre in campo ha permesso agli ospiti di riprendere in mano il match dopo il grosso rischio.
Qualche rimpianto– La storia della partita non ha di certo sorriso al Lecce, punito meritatamente sul piano del risultato dall’1-3 finale. Le occasioni più ghiotte messe a referto sono state di marca leccese. Soprattutto quella di Papini (colpo di testa finito fuori da ottima posizione) dopo il gol di Moscardelli, se capitalizzata, avrebbe potutto cambiare irrimediabilmente il proseguimento della partita, in un lasso di match dove l’Andria faticava anche ad uscire dalla propria area palla al piede. Anche il gol mancato da Curiale nel primo tempo, con il tiro da terra finito di poco fuori, avrebbe potuto rompere Asta in conferenza stampa pre-match aveva dichiarato che una settimana di rinvio del campionato avrebbe fatto comodo, e sul campo lo si è visto soprattutto per l’assenza di qualche tassello importante in mediana. Salvi e De Feudis, fosforo e braccia messe insieme, avrebbero potuto opporre un diverso vigore alle scorribande di Piccinni ed Onescu, veloci spalle del vertice alto del centrocampo federiciano Strambelli.
Gloria andriese– Alibi e giustificazioni del Lecce non devono assolutamente smontare la partita maiuscola della Fidelis Andria di Luca D’Angelo. In una sfida in panchina che sembrava un revival dello scorso girone A della Lega Pro (D’Angelo allenava l’Alessandria, Asta il Bassano) la squadra federiciana ha stravinto il duello del palleggio, molto più preciso e distribuito lungo il campo rispetto al macchinoso gioco del centrocampo leccese un po’ troppo in affanno. L’Andria ha poi gestito in modo più attento la fase difensiva. Stendardo è stato imperioso sulle palle alte e l’estremo difensore Poluzzi ha spento sul nascere molte velleità giallorosse disbrigando in modo perfetto l’ordinaria amministrazione, azzeccando perfettamente tutte le uscite. In più, il debutto stagionale in Lega Pro della compagine del presidente Montemurro, è stato il giorno di gloria di Nicola Strambelli, mattatore della partita con le sue giocate che hanno tagliato la difesa avversaria, il fortunoso assist sul temporaneo 0-2 di Grandolfo e l’irriverente “cucchiaio” dal dischetto che ha reso il finale nervosissimo con qualche strascico che forse si protrarrà anche nel ritorno.
Ritardo di condizione– Si era parlato di diverso tono fisico nel finale della partita. Juan Surraco, l’elemento che forse doveva essere più in ritardo, è stato il migliore in campo dei giallorossi nonostante i crampi che hanno disturbato la sua partita nella fasi finali. Il Lecce, soprattutto in svantaggio, è sembrato indietro sul piano della forma fisica rispetto all’Andria. Non è questione di automatismi, dato che anche l’Andria ha rivoluzionato l’organico mantenendo nell’undici titolare di ieri solo Strambelli e Piccinni più il subentrato Matera. Le ragioni della diversa verve in campo sono forse da ritrovare anche nella differente amalgama tattica palesata ieri. In attacco Moscardelli e Curiale hanno fatto un passo indietro rispetto alle buone sensazioni delle amichevoli agostane. I due spesso si sono pestati i piedi, cercando lo stesso movimento ad attaccare la profondità con ovvie difficoltà per i compagni arretrati. Dietro, Gigli ha pagato lo scotto del debutto ufficiale e Liviero, bene in fase propositiva, si è macchiato dell’errore che ha aperto la via ad Onescu al 5’. Il ritardo è sembrato più dannoso però a centrocampo, dove Suciu ha trotterellato senza gloria trascurando la fase difensiva e Papini lottato senza mai fermarsi contro più avversari, perdendo di smalto sin da subito. Su questi elementi da migliorare Asta dovrà costruire il pronto riscatto, magari atteso sul piano della prestazione già dalla prossima partita di Castellammare.
Portieri– A complicare un quadro già difficile è intervenuta anche la partita così così di Max Benassi. Il portiere ex Perugia ha fallito l’intervento sul primo gol e, per tutta la durata del match, non è riuscito a dare la giusta sicurezza ad una difesa già di suo a tratti in affanno. Dopo il gol poi qualche uscita abbozzata, o se delineata, concretizzata male, ha fatto tremare un po’ il “Via del Mare”. L’ampio parco portieri a disposizione di Asta, con le porte girevoli ammirate già in preparazione dei test amichevoli, necessita di una decisione secca, a beneficio di tutti ed a beneficio soprattutto dei diretti interessati. Benassi, tormentato anche dall’annoso problema della possibile squalifica, potrebbe già cedere il posto alla prossima partita a Filippo Perucchini, portiere già convincente due anni fa nei primi sei mesi giallorossi che ha maturato esperienze importanti per la crescita in Serie B.