Dopo “Let Your Voice Dance” Elisabetta Guido torna all’attenzione del suo pubblico con un nuovo lavoro discografico,“The Good Storyteller”. Prodotto dall’etichetta Dodicilune, nella collana editoriale Koinè, l’album è già da un mese in distribuzione in Italia e all’estero nel circuito IRD e nei migliori store digitali. Undici inediti – scritti interamente o cofirmati dalla stessa Guido – in cui la cantate racconta alcune storie d’amore. Completano il cd “Crystal Silence” di Chick Corea e la ghost track “The dry cleaner from des moines” di Charles Mingus e Joni Mitchell in una versione drum’n’bass arrangiata dal batterista Francesco Pennetta.
Nel lavoro traspare l’amore viscerale della cantante salentina per il ritmo (i brani sono un mix di funk, swing, drum’n’bass, poliritmia e ritmi popolari), al servizio di atmosfere ricche di modulazioni armoniche, senza però mai allontanarsi dalla tradizione melodica italiana. Grande spazio è lasciato anche all’improvvisazione. Il disco ospita, infatti, due “Total impro”, brani composti in studio durante la registrazione del cd con il pianista Danilo Tarso, presenza costante in tutto questo lavoro, e che mostrano fra l’altro un fortissimo e continuato interplay, oramai consolidato da più di due anni di attività concertistica del duo in Italia e all’estero. Completano la lineup il sassofonista barese Roberto Ottaviano, il contrabbassista e bassista elettrico Stefano Rielli e il batterista Francesco Pennetta.
Merita un capitolo a parte “Salento Rhapsody”, una piccola opera in tre movimenti; un omaggio di Elisabetta Guido alla sua regione, da sempre terra d’incontro, comunione e integrazione fra culture musicali appartenenti a diversi Paesi e a diverse etnie, ancor di più in un momento storico in cui questi valori sono messi in discussione in tutto il mondo occidentale. Nei tre movimenti (“La mia fortuna”, “Mare Mare” e “19 aprile 2015”) la cantante collabora con due formazioni di musica popolare, Zimbaria e I Tamburellisti di Otranto, e con il violinista Francesco Del Prete. «Il brano racconta, con un testo interamente in dialetto salentino, la storia di un ragazzo che lascia la sua terra in cerca di fortuna e tenta di raggiungere altri Paesi attraverso il mare», spiega Elisabetta Guido. «Ma una terribile tempesta distrugge i suoi sogni e quelli dei suoi compagni di viaggio e ai superstiti non resta che piangere le vittime, senza però perdere la speranza di una vita migliore in una terra straniera. Il primo movimento ha la forma di una pizzica classica, il secondo è una pizzica con atmosfere afro, che si avvertono sia al livello melodico sia ritmico, inframmezzata da un inciso free che descrive la tempesta in mare. Il terzo movimento si snoda su un ritmo 7/8 lento, tipicamente balcanico, come di ispirazione balcanica è anche la melodia che scaturisce da un “modo” frigio dominante. La Rhapsody», conclude, «è dedicata alla terribile tragedia del 19 aprile 2015 nel Mare di Sicilia che causò la morte di molte centinaia di migranti che navigavano in direzione delle nostre coste».