Ma che tempi stiamo vivendo? È sotto gli occhi di tutti che il frangente storico di cui siamo partecipi si connota da un intenso cambiamento sia sotto il profilo economico sia sotto il profilo sociale. Infatti, sono in atto delle trasformazioni, peraltro, veloci non solo per ciò che riguarda chi vende e produce, ma anche chi consuma, oggi presentando esigenze sempre diverse e più raffinate rispetto al passato.
Ciò è il motivo per il quale inevitabili si presentano le numerose tensioni economico, finanziarie e sociali, non sempre derivanti dall’azione dello Stato, come si tende ad attribuire nei tempi più recenti, anche se questo vi contribuisce in maniera di non poco rilievo. Tensioni connesse da un lato dalla naturale resistenza dell’uomo al cambiamento e dall’altro ad uno spostamento della popolazione verso nuovi settori che si presenta non sincronico, ma al contrario, asimmetrico sia nel tempo sia nello spazio.
Questo è il prezzo dello sviluppo e del benessere, possibili, sotto il profilo socio-economico, in virtù del passaggio della popolazione da un settore produttivo meno avanzato ad uno più evoluto, da mansioni semplici a complesse. Un esempio vale per tutti.
Fino alla seconda guerra mondiale l’Italia era un paese prevalentemente agricolo, poi negli anni ’50 e ’60 si sviluppò pienamente l’industria che ha accolto il lavoro di gran parte della popolazione. Un passaggio che è stato reso possibile dallo sviluppo tecnologico e tecnico del settore agricolo che, via via, ha liberato mano d’opera, rendendo possibile la crescita del settore industriale. I risvolti di ciò fu il triste fenomeno dell’emigrazione dalle campagne alla città, dal Sud al Nord. D’altro canto però, si diffusero le automobili, gli elettrodomestici, la cosmesi, prese forma il turismo e nacque la televisione.
Ogni crisi porta con sé una nuova fase di sviluppo e un nuovo tempo di benessere, anche se essa a volte assume tratti drammatici.
Ma quali sono le peculiarità dello sviluppo in provincia di Lecce, un’area periferica e sempre più asservita alle logiche delle regioni ricche? Quali le criticità dei pilastri del nostro sistema di produzione e scambio? Quale l’orientamento generale e le coordinate della nostra economia, che possano darci maggiore consapevolezza del territorio?
Tutti i settori portanti dell’economia leccese, negli ultimi 150 anni si sono mossi sempre nella stessa maniera ovvero in 4 fasi ben precise.
La prima fase è quella di uno sviluppo embrionale spinto dalle necessità locali. La seconda, invece, per effetto di stimoli nazionali o internazionali, porta il settore ad una crescita esponenziale. Qui prevalgono produzioni economiche e diffusa è l’imprenditoria speculativa. Nella terza si ha la crisi per effetto sempre del cambiamento del contesto esterno alla provincia. A seguito di ciò si ha un netto assottigliamento del complesso produttivo. La quarta fase è quella della riorganizzazione verso produzioni diversificate di altissima qualità a opera di un gruppo ristretto di imprenditori, quelli più dinamici e lungimiranti, che in autonomia conquistano fette di mercato sempre più ampie e sempre meno risentono delle oscillazioni del mercato.
È questo un iter che interessa, e che è facile riscontrare, il settore agro- alimentare, che si colloca nell’ultima fase di sviluppo, il più maturo; i settori del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, che si trovano a gestire il cambiamento tra la terza e la quarta fase; il settore meccanico ancora in piena terza fase e, ancora, il turismo e l’edilizia che si collocano nella seconda fase.
Un settore che, invece, sta assumendo una massa critica che le consente il decollo verso la seconda fase è quello dell’arte e dello spettacolo. La vera novità dell’economia leccese.
Sempre più numerosi in provincia di Lecce si presentano gli artisti, gli eventi e gli operatori economici che supportano il settore. Siamo in una fase in cui alcuni stimoli esterni potrebbero far decollare il comparto, portando beneficio per l’intera economia.
Il complesso cambiamento del sistema produttivo leccese qui accennato è il primo fattore di tensione cui dobbiamo tener presente, prima ancora di considerare gli scenari nazionali ed internazionali, al fine di trovare le giuste soluzioni alle peculiarità del nostro territorio.
Se è ben vero che l’attuale politica del Governo incide in misura di non poco conto sulle dinamiche economiche, occorre considerare che essa però non snatura l’articolazione delle economie locali ed in particolare di quella leccese. Un’economia che è venuta stratificandosi nel corso di decenni e che sarà difficile cambiarne i connotati. Di modo che, ciò che dovrebbe far riflettere è che le spinte allo sviluppo hanno in ultima istanza fondamento nella cultura locale. Ed è a questa che occorre porre la massima attenzione. Ed è a questa che occorre favorire per il benessere dell’intera collettività e per superare le fasi di cambiamento e trasformazione.