Novoli (Le) – Condividere, in maniera estemporanea e conviviale, tanti aspetti legati alla cultura orale: filastrocche, “sunetti” e “cunti”, rafforzando un elemento che resta fondamentale per ogni comunità. Una necessità che non vuol essere un nostalgico ritorno al passato, quanto, piuttosto, un rafforzamento della memoria, o di memorie, che proprio nei “cunti” hanno trovato, per decenni, un punto d’incontro tra diverse generazioni.
A Novoli, dunque, l’iniziativa dell’Associazione Merlo Rosso “Nc’era nna fiata: cunti, pittule e…petipitugna”, prevista per mercoledì 7 dicembre in Piazza Regina Margherita.
La rassegna partirà alle ore 19 con “Cunti e pittule”, presso la sede dell’associazione al Palazzo Baronale, dove è previsto un aperitivo a microfono aperto, vino e pittule ad accompagnare la lettura di “sunetti”, filastrocche e “cunti”, con la partecipazione di Michela Marrazzi, di Francesco Mazzotta e degli attori della Compagnia Factory, ormai parte integrante della comunità novolese.
Alle ore 21 sarà la volta del cantautore salentino Mino De Santis e del suo ultimo lavoro, che prende il nome proprio dall’inizio di una filastrocca popolare: “Petipitugna”. Chitarra e voce, poesia e ironia, De Santis presenterà a Novoli il quarto capitolo del suo canzoniere, racchiuso precedentemente in altri tre cd: “Scarcagnizzu”, “Caminante” e Muddhriche”.
Il cantautore di Tuglie è interprete di una nuova canzone “popolare”, che viene dal basso, che trova nella sua voce profonda, nel suo genio avvezzo alla rima e nell’uso del dialetto il veicolo per raccontare Salento e salentini in una visione lontana dalla “consueta tradizione”.
Canta e racconta la magia di una terra e i suoi dolori, gli esilaranti personaggi, le vicende e le piccole narrazioni agrodolci che appartengono alla quotidianità di tanti, o la evocano. Storie di ieri e di oggi, di tempi, periodi, anni, che lui canta e racconta come nessun altro, trasformando tutto in immagini, metafore, versi. Le sue canzoni fanno ridere, emozionano, risvegliano ricordi d’infanzia, sensazioni e tante parole dialettali dimenticate e, oggi come sempre, la sua “storia da raccontare” è fatta di tante piccole storie scritte e cantate con poesia e piglio “anarchico”, con genio acuto e pungente “filosofeggiare”, in tono beffardo e affabulatorio. Parole scritte e cantate, ma anche raccontate, perché dietro il suo lavoro di cantautore c’è il ricordo, la “reminiscenza” e, appunto, il racconto.
Appuntamento quindi a mercoledì 7 per una serata di tradizione e musica.