Il progetto del gasdotto che dovrebbe approdare nella marina di Melendugno (Le) sta coinvolgendo gran parte del territorio nazionale. Il TAP ha sollevato non poche contestazioni, anche a fronte delle diverse contraddizioni che in merito al progetto stesso si sono fatte strada negli ultimi anni.
Nel dicembre 2010 l’Arpa Puglia diramò un documento in cui si sottolineava l’elevato tasso di mortalità per tumore al polmone. La situazione di particolare vulnerabilità del territorio, come potrebbe essere quella del gasdotto, potrebbe condurre il Salento ad ulteriori pressioni di carattere ambientale.
Eppure, nel 2014, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, firma il decreto di compatibilità ambientale confermando che il sito migliore e a minor impatto ambientale sarebbe stato quello della marina di San Foca.
Non è mai stato dello stesso avviso Michele Emiliano, che ha più volte invitato a spostare il progetto nella marina di Casalabate, molto più vicino alla centrale gestita da Snam Rete Gas che ha sede tra Brindisi e Mesagne. Si risparmierebbero, così, diversi km di territorio, ma comunque anche la marina di Casalabate risulterebbe penalizzata perché già compromessa dalla presenza della centrale di Cerano.
La LILT, invece, conferma il proprio dissenso nei confronti del progetto in generale.
In una nota indirizzata ai sindaci del Comune della Provincia di Lecce, nel 2013, la Lega Italiana contro i tumori esprimeva il proprio dissenso nei confronti del progetto Tap: « Coerentemente con le proprie finalità di Prevenzione Primaria, quale unica strategia per abbassare l’incidenza delle patologie tumorali – si legge nella nota – LILT ritiene doveroso e urgente esprimere il proprio dissenso e divulgare le motivate ragioni di presa di distanza da questo progetto per concorrere a sostenere il fronte unico e compatto di critica e di contrasto nell’interesse supremo della collettività attuale e anche delle future generazioni. Il progetto Tap – continua – mette a rischio la salute dei salentini, già compromessa fortemente dall’esistenza di altre centrali come Cerano e l’Ilva di Taranto.»
Secondo alcuni esperti nominati dalla Procura, il progetto Tap sarebbe talmente sicuro da non richiedere nemmeno l’applicazione della Direttiva Seveso, ovvero una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali adottata a partire dal 1982 e che aveva ridotto il numero delle sostanze pericolose da 180 a 50, ma che è stata rivista in seguito all’incidente in una fabbrica di fertilizzanti di Tolosa che ha causato la fuoriuscita di nitrato d’ammonio nell’ambiente circostante e lo scoppio di materiale pirotecnico nei Paesi Bassi. Entrò in vigore la Direttiva Seveso bis, incamerata nell’ordinamento italiano con Decreto Legislativo 21 settembre 2005, n. 238, in cui sono stati introdotti nuovi e più ferrei limiti per le sostanze ritenute cancerogene. È giusto non far rientrare il progetto Tap nella Direttiva Seveso? Ad oggi, non poche sono state le sanzioni della Corte Europea nei confronti dello Stato Italiano proprio per non aver tenuto conto della Direttiva.
Anche la Regione Puglia ha aperto più volte il contenzioso facendo leva, tra l’altro, sulla mancata applicazione della Direttiva, incluso il ricorso poi respinto dal Consiglio di Stato.
La valutazione degli effetti della Trans Adriatic Pipeline sembrano incompleti in riferimento all’inquinamento atmosferico derivato dagli agenti inquinanti Pm10, Monossido di Carbonio, Ossido e Biossido di Azoto emessi sia nella fase del cantiere che in quella di esercizio. Questo potrebbe comportare ingenti danni ai residenti, a maggior ragione in caso di esplosione.
In merito alla questione, secondo le statistiche dell’European Gas Pipeline Incident Data Group (EGIG) nel periodo 1970-2011 non si sono mai registrati incidenti per gasdotti con tubi di spessore superiore ai 25 mm. Ma nel caso di TAP, lo spessore è di 26,8mm. Si spera, dunque, che i gasdotti esplosi in gran parte d’Europa fossero decisamente di spessore superiore di quello che, con tutta probabilità, sarà insediato a San Foca. Infatti possono verificarsi incidenti anche gravi lungo le condotte.
Il 4 giugno 1989 vicino a Ufa in Russia, esplode una conduttura di GPL, causando 645 morti. Il 30 luglio 2004 l’esplosione di un gasdotto in Belgio uccise 24 persone e ne ferì 122.
Tante, forse troppe risultano essere i punti interrogativi in merito al gasdotto, su cui bisognerà sicuramente fare chiarezza.