Altro che gasdotto. I tumori nascono dalle cattive abitudini. Parola di Francesco Schittulli

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Francesco Schittulli, Oncologia, Tumori, Gasdotto, TAP, Polmoni
Il prof. Francesco Schittulli

L’ambiente provoca le malattie. E l’uomo, invece di preservarlo, si abbandona all’allarmismo. Si preoccupa per l’aumento di tumori registrato nel Salento, magari osteggia talune opere tecnologiche, anche quelle che non sembrano nuocere, ma non muta le sua abitudini. È il ragionamento, questo, del professor Francesco Schittulli, oncologo di chiara fama, che abbiamo scomodato per chiarire se è allarmistica la preoccupazione di chi in questi mesi, in nome della tutela dell’ambiente e della salute, si oppone al gasdotto che approderà sulla costa adriatica, in località San Basilio, a due passi da Fan Foca.

Professore, bisogna preoccuparsi per l’impatto del gasdotto voluto da Tap sull’ambiente?
«Non c’è un nesso accertato su questo. Dobbiamo affrontare seriamente le problematiche. Le faccio un esempio. Il cellulare che sto usando muta i campi elettromagnetici che sono stati perfettamente alterati per l’utilizzo dei nostri telefonini e anche questo deturpa l’ambiente, per cui dovremmo fare a meno del cellulare».

Sembrano incompatibili salute e alcune tecnologie.
«Noi sappiamo che il cancro è una malattia ambientale su base genetica. Questo significa che l’ambiente muta. Quindi il cancro è il risultato della azioni  dell’uomo. Se c’è una alterazione ambientale è perché l’uomo si è divertito a snaturare quello che era il cosmo perfetto. Siamo noi che alteriamo per esempio i nostri terreni a tal punto da favorire dei disastri anche sismici. Siamo noi che abbiamo alterato il corso dei fiumi. Siamo noi che continuiamo ad alterare il nostro mare. Il cancro è un prodotto dell’uomo. Ora noi dobbiamo saper guidare il progresso tecnologico e scientifico. Preoccupa per esempio l’utilizzo dei cellulari nelle mani dei bambini: non sappiamo quali effetti di quei telefonini riscontreranno quei soggetti quando avranno raggiunto l’età di 80-90 anni. A volte è indispensabile questo mezzo di comunicazione, però stiamo alterando l’andamento dei campi elettromagnetici. Pensiamo alle antenne, ai forni a microonde, alle tecnologie di batterie. Sono elementi necessari legati allo star meglio, però dobbiamo acquisire quel buonsenso che ci permette di non creare la malattia».

Il buonsenso quale filtro fra salute e progresso. Un problema culturale.
«Nei confronti degli agricoltori che contaminano la terra, che creano dei depositi di rifiuti incontrollati, io quelle persone le punirei mettendole in carcere ma nello stesso tempo facendo loro mangiare quello che hanno fatto mangiare ai nostri figli. Senza una perdita di tempo, perché questa si risolverebbe a beneficio dei malfattori, della gente senza scrupoli, arida. Noi dobbiamo rimodulare il nostro modo di vivere. Evitando le strumentalizzazioni».

Come nel caso del gasdotto previsto a San Basilio?
«Mi chiedo: i gasdotti che sono presenti dalla Romagna sino all’Abruzzo, che interessano tre regioni, da Ravenna a Chieti, e interessano sei province, hanno provocato malattie di una certa entità? Hanno deturpato lo status dell’aria , dell’ambiente, hanno compromesso il turismo? Noi non dobbiamo essere strumentalizzati sotto l’aspetto politico. La politica deve elevarsi, deve essere, come ha detto papa Francesco, quella con la lettera iniziale maiuscola, nell’interesse della persona. Ogni strumentalizzazione non va tollerata, noi dobbiamo fare squadra».

Professore, è vero che solo per il venti per cento dei casi si può intervenire sul tumore al polmone?
«Questo non è vero. Se noi facessimo delle campagne di sensibilizzazione  adeguate, che partissero dalle scuole materne, sul tabacco, cioè se i bambini negassero un bacio o un abbraccio all’adulto perché questo ha fumato una sigaretta, noi ci adotteremmo a loro. Questa sensibilizzazione dev’essere fatta attraverso un coinvolgimento attivo del mondo scolastico. Attraverso una rete accordata. Lo stesso vale per i nostri prodotti, per una corretta alimentazione. Per scoprire il tumore al polmone in fase iniziale il sistema lo abbiamo. Si tratterebbe di eseguire una pet-tac polmonare a tutti i fumatori. Io e Umberto Veronesi abbiamo eseguito la pet-tac fatto su grandi fumatori, cioè a coloro che fumavano oltre venti sigarette al giorno da oltre vent’anni. Sono stati scoperti dei tumori di pochi millimetri in fase iniziale, i pazienti sono stati sottoposti a intervento chirurgici, non di esportazione del bronco o del polmone ma della sola lesione, e sono guarite».

Infatti spesso si consiglia di eseguire controlli.
«La diagnosi precoce, arrivare addirittura quando non c’è un sintomo clinico che desti preoccupazione, fa sì che il tumore non sia soltanto curabile,  ma anche guaribile. Perché l’indice di malignità è molto basso. E il processo di metastasi è nullo. Quindi l’istituzione deve investire in salute, non in malattia. Io, come istituzione, devo  far sì che la mia popolazione rimanga sempre sana, perché così non soltanto è sempre attiva ma produce e non diventa un peso sociale e economico-finanziario non soltanto nell’ambito della propria famiglia, ma anche della società, costretta altrimenti a intervenire».

Certo, le istituzioni devono essere caratterizzate da questa mentalità.
«Noi dobbiamo cercare di diffondere la cultura della prevenzione. I tumori più frequenti, che sono quelli della mammella, della prostata, del colon retto, del polmone, possono essere debellati, se mettiamo in atto tutto ciò che già abbiamo a nostra disposizione oggi, tutta la tecnologia sofisticata che vantiamo.  Se la mettiamo in atto attraverso una programmazione seria, diffusa, che parta dall’informazione corretta, dal coinvolgimento attivo dei nostri ragazzi, sin dalla scuola materna, iusciremo a prevenire un gap. La guaribilità del cancro oggi è del 60 per cento circa, oggi noi potremmo arrivare af oltre l’80 per cento. Questa cifra significa che quasi centomila persone non morirebbero di cancro. Oggi invece oltre mille italiani hanno ricevuto una diagnosi di cancro. Si sommano ai mille di ieri e ai mille di domani. Complessivamente i casi nuovi di cancro che registreremo quest’anno saranno oltre 370mila. Questa è la problematica forte che dobbiamo risolvere: sapendo che abbiamo  delle professionalità valide, le dobbiamo mettere nella condizione di effettuare questi esami. E le istituzioni non si devono fare carico solo di creare ospedali, ma deve realizzare collegamenti rapidi con le realtà sanitarie  e garantire prestazioni mediche, perché io devo cercare di non arrivarci alla malattia, mi devo mantenere sano, ma per questo devo controllarmi».

Dunque, il pericolo più imminente è rappresentato dalle errate politiche sanitarie, più dai gasdotti.
«C’è troppa burocrazia, l’operatore sanitario si preoccupa non della persona, ma del costo della persona. Invece dobbiamo assumere un impegno morale nei confronti nostri e dei nostri nipoti. Siamo un Paese dalla longevità molto alta, siamo un Paese attraente, dovrebbe diventare una bomboniera. Dobbiamo evitare le strumentalizzazioni. Parlo degli operatori sanitari, delle istituzioni e dei politici: dovremmo litigare e scazzottarci ma nell’ambito di una stanza, per uscirne con una linea unitaria. Se lanciamo solo pessimismo come possiamo costruire un Paese all’avanguardia, ormai svenduto a pezzi? Bisogna creare quell’empatia, che è condivisione di sofferenza. Dobbiamo spoliticizzare la Sanità, che non è un elemento di politica. E dobbiamo creare opportunità di democrazia vera, non camuffata».