L’estate: una stagione da amare al canto seducente delle cicale

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The lunatic, the lover, and the poet are of imagination all compact (W. Shakespeare, A Midsummer Night’s Dream)

I primi versi di Estate di Herman Hesse introducono subitamente alla bella stagione: «Improvvisamente fu piena estate. / I campi verdi di grano, cresciuti e/ riempiti nelle lunghe settimane di piogge, / cominciavano a imbiancarsi, / in ogni campo il papavero lampeggiava col suo rosso smagliante».

Pur essendo la stagione più calda, come ricordato nel sonetto introduttivo dell’Estate di Antonio Vivaldi (Sotto dura Staggion dal Sole accesa), è stata sempre la più attesa perché nell’immaginario collettivo rappresenta la vacanza, i viaggi, il relax e magari nuovi amori.

Ennio Flaiano la preferiva rispetto alle altre: «Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla». L’estate, per i suoi colori, profumi, suoni e sapori, è fonte di ispirazione per poeti e artisti tanto da favorire una percezione sinestetica.

Colma di bellezza, qualcuno non ha esitato a paragonarla ad una donna; lo stesso Pierre-Auguste Renoir ce lo conferma, ritraendo la giovane modella Lise Tréhot, nel dipinto En été (La bohémienne) alludendo ad un atteggiamento provocante espresso dalla spallina calante della canottiera della ragazza.

Inoltre, la calda stagione potrebbe paragonarsi alla seduzione e all’amore che sfocia in una maternità feconda.

Anche un “coro a voci pari” di cicale (esemplari maschi) può inserirsi in un contesto seduttivo, considerato che il loro canto è un richiamo sessuale per attirare le femmine. Spesso il frinito di questi insetti è giudicato insopportabile, benché il mondo poetico suggerisca una percezione diversa.

Intanto c’è da osservare che questi “dongiovanni” non hanno sempre goduto lo stesso gradimento.

Se per alcuni aspetti il poeta greco Esiodo definisce l’insetto «echeggiante cicala», ripreso poi da Alceo con l’espressione «echeggia dalle foglie dolcemente la cicala» addirittura nel Fedro di Platone diventano mito.

Nel mondo latino qualcosa cambia e non tutti amano il loro verso. Virgilio non usa mezzi termini: «Et cantu querulae rumpent arbusta cicadae» e anche successivamente tra i musicisti si preferisce rivolgersi al canto degli uccelli piuttosto a quello di questi insetti.

Un esempio tra tutti: «El grillo e buon cantore/ Che tiene longo verso […] Ma non fa come gli altri uccelli […] Quando la maggior el caldo / Alhor canta sol per amore» (Josquin Desprez, XV sec.).

Per rivalutare le cicale bisogna attingere ai poeti come Quasimodo che le chiama addirittura «sorelle, nel sole».

Se D’Annunzio in Laus vitae ricorda che «Tutta la valle ardeva / di fiamma cerula, e il canto / delle cicale era come / il suono del foco celeste, / talor come il crèpito chiaro / degli arbusti arsi, dei fumanti / aròmati», Carducci offre una lunga descrizione facendocele percepire come un coro: «Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide mattinate; cominciano ad accordare in lirica monotonia le voci argute e squillanti. Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi; poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove, pazze di sole; poi tutto un gran coro che aumenta d’intonazione e di intensità col calore e col luglio, e canta, canta, canta, sui capi, d’attorno, ai piedi dei mietitori».

Passando tra metafore e rimandi letterari ecco ritornare il leitmotiv dell’estate vista come una delle stagioni della vita ma anche come tempo di seduzione che trascorre velocemente parallelamente allo stesso canto delle cicale.

Se per Pavese La bella estate è «la storia di una verginità che si difende», per noi questa stagione è gioia e benessere che proietta verso l’estetica dell’empatia con il mondo che ci circonda.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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