Infopoint turistici: un sistema in fase di rodaggio

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In questi giorni di calura estiva al limite dell’umana sopportazione – o perlomeno questo è ciò che gran parte di noi ha percepito stante l’aria rarefatta e soffocante che ci è toccato respirare – è facile incrociare per le strade del capoluogo salentino gruppi di turisti intenti a ammirare uno dei nostri palazzi storici – e a scattarsi un selfie ovviamente! blaterando qualcosa in una lingua sconosciuta – un’imprecazione forse??? – mentre scrutano con aria corrucciata e perplessa una cartina posizionata all’ingiù reperita in uno degli infopoint turistici operanti in loco. Una Babele che di per sé sarebbe sufficiente a placare le voci allarmanti e i primi dati relativi a una stagione turistica che apparirebbe in frenata, ma che di fatto è ancora nel pieno delle sue funzioni. Ma tant’è…lo scopriremo a fine stagione.

Nel frattempo la macchina del turismo continua incessante la sua corsa e i vari uffici di informazione turistica continuano a evadere le richieste dei visitatori in giro per il nostro Salento. Una rete di sportelli che coinvolgono enti pubblici e privati, ma che a tutt’oggi soffre della mancanza di una comune cabina di regia. Sono infatti solo 81– a fronte dei 258 comuni pugliesi – gli uffici di informazione e accoglienza turistica appartenenti alla Rete regionale coordinata dall’Agenzia Puglia Promozione – li contraddistingue il logo Puglia – di essi 22 si trovano nel Salento e 3 a Lecce. Fanno invece storia a sé l’infopoint Salento d’amare della Provincia di Lecce e i restanti in mano a enti pubblici e a privati presenti in città e nei vari comuni salentini. 41 di questi 81 Nardò in primis, ma ci sono anche Otranto, Gallipoli, Ugento Torre Mozza, Specchia, Lecce, Poggiardo e Melpignano –sono stati anche ammessi ai finanziamenti regionali 2018 – da 20 a 10mila euro a progetto – per la qualificazione e il potenziamento del servizio di accoglienza. Un’esperienza fruttuosa che in paesi come la Spagna ha portato alla creazione di una fitta rete di punti di informazione turistica situati nelle zone nevralgiche laddove il turista ritrova, tra l’altro, lo stesso materiale informativo presente in tutte le strutture ricettive.

Ma quali sono in sintesi gli standard minimi stabiliti dalle Linee guida 2017 per un infopoint turistico regionale? Orari di apertura chiaramente indicati e comunicati, materiale informativo e promozionale, cartaceo o multimediale in lingua italiana e straniera da distribuire gratuitamente, personale qualificato in grado di parlare una o più lingue. Svariate sono le informazioni che il turista può reperire: dall’orario di aerei, navi, treni e autobus al noleggio auto, scooter e bici, dalle strutture recettive e stabilimenti balneari ai ristoranti in zona, dalle visite guidate con o senza servizio guida turistica alle tante mostre, sagre e concerti in programma fino a notizie su musei, palazzi e parchi cittadini.

Un tran tran che negli scampoli di questa stagione estiva rende frenetica l’attività di chi lavora in questi uffici non fosse altro per il fatto che gli orari sono prolungati e suddivisi in più turni, il che non consente agli enti locali l’utilizzo di proprio personale dipendente, bensì di personale messo a disposizione da cooperative o altre aziende aggiudicatarie di bandi di gara per la gestione del servizio che possono avere anche durata decennale. Non si tratta di una questione di poco conto giacché le suddette gare vengono spesso effettuate “secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”con il risultato che l’aggiudicatario da qualche parte dovrà pur risparmiare e, il più delle volte, a rimetterci sono proprio loro: i dipendenti, impiegati non di rado con contratti part-time da fame – 400 euro + eventuali provvigioni derivanti dalla vendita di prodotti locali in esposizione – per un impegno effettivo che talvolta rasenta le 30 ore settimanali di contro alle 36 del contratto full-time e, in alcuni casi, con stipendi in arretrato di un paio di mesi o anche più. Tutto questo in barba al famigerato “decreto dignità” in attesa di essere licenziato dal Parlamento, una dignità che dovrebbe essere sempre garantita al lavoratore indipendentemente da qualunque comparto appartenga, a maggior ragione, se si parla di un settore portante dell’economia della nostra regione come il turismo. Perché ognuno di noi ha diritto a un giusto salario corrispondente alle ore di lavoro effettivamente svolte e non alla questua domenicale.