Un gruppo di studenti dell’Università del Salento di corsi di laurea del Disteba (Dipartimento di Scienze e Tecnologie biologiche e ambientali) diretti dal dott. Maurizio Pinna, ricercatore di Ecologia, ha scoperto la presenza del mollusco Pinna nobilis nella laguna di Acquatina. L’importante rilevamento, i cui esiti sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Nature Conservation, conferma la biodiversità presente nel bacino di Frigole, e quanto il sito sia una risorsa scientifica di enorme valore per la particolarità del suo habitat naturale.
La specie Pinna nobilis (Linnaeus 1758), è un mollusco bivalve appartenente alla famiglia “Pinnidae”, comunemente chiamata cozza penna, nacchera o stura. È una specie endemica del mar Mediterraneo, dove è il più grande bivalve e può raggiungere dimensioni anche superiori ad un metro di lunghezza. Protetta dall’Unione Europea attraverso le Direttive 92/43/CEE e 2006/105/CE, è vietata la raccolta e, per le sue caratteristiche ecologiche, è utilizzata per il biomonitoraggio degli ecosistemi acquatici costieri e come specie target nella Strategia Marina (Direttiva MSFD 2008/56/EC). Pinna nobilis è commestibile e non solo: gli egizi, i romani ed alcuni popoli islamici la utilizzavano per scopi alimentari, ne tessevano il bisso per fare pregiati ricami e lavoravano le valve per ottenere preziosi ornamenti alle loro vesti. Le informazioni più recenti raccontano, invece, di una specie esposta a numerose minacce di degrado e di una progressiva scomparsa dovuta alla pesca illegale, ai cambiamenti climatici, agli ancoraggi delle imbarcazioni da turismo ed all’azione di un parassita che induce la morte negli organismi.
La presenza di Pinna nobilis nella laguna di Acquatina, sito di interesse comunitario appartenente alla Rete Natura 2000, indica che la laguna è utilizzata come nursery o habitat rifugio, avendo le condizioni ecologiche ottimali per la specie. “La laguna di Acquatina rappresenta un ambiente protetto per Pinna nobilis; qui potrebbe raggiungere dimensioni numeriche tali da permettere il trasferimento in altri siti idonei e quindi agevolare il ripopolamento e la diffusione – ha detto Pinna. – Questa scoperta ci ha suggerito di sviluppare un’attività di ricerca e comunicazione scientifica nell’ambito del progetto Impreco, finalizzata al monitoraggio della specie, allo studio della dinamica di popolazione e delle risposte agli impatti di eventuali parassiti, ed alla sensibilizzazione verso la conservazione della biodiversità e dell’ambiente”.
“Questa recente scoperta conferma, ancora una volta, l’importanza del bacino di Acquatina da un punto di vista scientifico – ha commentato il rettore dell’Università del Salento, Vincenzo Zara. – I monitoraggi e le ricerche portate avanti sul sito dimostrano come sia una risorsa di fauna e flora unica, da proteggere e tutelare. Il bacino rappresenta, inoltre, un’opportunità unica per gli studenti che in questo modo possono essere coinvolti in esplorazioni direttamente sul campo”.