Il potere dei desideri nei versi di Marta Toraldo

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Se l’uso di internet e dei social è in continua crescita, soprattutto tra i giovani, sono comunque molti a coltivare la passione per la scrittura e, in particolare, per la poesia.

Kierkegaard definisce un poeta «Un uomo infelice che nasconde profonde sofferenze nel cuore, ma le cui labbra sono fatte in modo che se il sospiro, se il grido sopra vi scorre, suonano come una bella musica».

La poesia, in particolare nei giovani, può essere la sublimazione di una fragilità interiore, ma, grazie alle sue potenzialità, può diventare una risorsa preziosa.

Un exemplum salentino è costituito da Marta Toraldo, nata a Maglie nel 1991, laureata cum laude in Filosofia (2013) e nel 2015 con il massimo dei voti in Scienze Filosofiche (laurea magistrale). Appena diciassettenne (2009) pubblica la raccolta Vie fuggitive e nel 2013 El Vacío.

Suoi testi sono presenti nella raccolta antologica del Premio Internazionale Mario Luzi (2013); nel 2014 è finalista del WILDE European Award e riceve una menzione d’onore al I Premio Internazionale Salvatore Quasimodo (2016).

Tra i suoi lavori si ricordano due contributi scientifici su una rivista americana in lingua inglese (2014 e 2015) e Remo Cantoni tra filosofia e antropologia (2016).

La sua è una poesia che guarda verso nuovi ideali di vita, consapevole di quanto sia importante non abbandonare sogni e desideri.

Oltre che introspezione la poesia è per Marta un mezzo atto a sollevare problemi e mettere in guardia, convinta che «Il mondo è un grande imbroglio. / indescrivibile» e l’assenza di desideri somiglia ad una specie di letargo, ad uno stato vegetativo privo di sana energia che accompagna ogni evento vitale.

Il potere dei desideri (da El Vacío)

Mani tremanti/ fiato sospeso e mente assente/ caotica radio senza fili connettori/ ascoltami/ impara a decifrare meglio i miei sogni! / Oblio tenebroso/ vortice confusionario vi supplico di cessare. / La tollerabilità alla rabbia ha superato ogni limite/ anarchia più totale/ prendimi per poco. / Fantasie immerse di fronte/ a spettrale apatico declino di colori/ recupero sensazioni/ coglietemi in un risveglio sorprendente. / In questa finta maschera di tolleranza/ in balia di paure poco chiare/ quanto forti/ prendete sostanza in ostacoli combattibili. / Il potere dei desideri sembra essere l’unico modo per superare/ un’anarchica modalità di vivere/ dentro un tempo escatologico/ nichilista e indifferenziato/ da qualsiasi fondamento dionisiaco di estatiche emozioni.

In principio l’ansimante ricerca, una nuova ‘sintonizzazione’ per «decifrare meglio i miei sogni!» – e, a seguire, un «vortice confusionario vi supplico di cessare» perché «La tollerabilità alla rabbia ha superato ogni limite».

Affiora il desiderio del recupero delle proprie sensazioni per risvegliarsi sorprendentemente da un oblio tenebroso, convinta che «l’unico modo per superare un’anarchica modalità di vivere» sia rappresentato dal potere dei desideri al fine di scoprire il mondo. Se in quel «tempo escatologico» alla fine dei giorni si trova quanto annunciato all’inizio, all’interno di una ‘teologia’ del tempo e della storia, non manca l’ ‘eterno ritorno’ nietzschiano.

La conclusione «da qualsiasi fondamento dionisiaco di estatiche emozioni» non nasconde lo spirito dionisiaco, vero fundamentum dell’arte con cui Wagner si è più volte confrontato.

Auguriamo che dal nihil e da una visione pessimista del mondo, “grande imbroglio” e ‘assioma’ per molti, si possa giungere al celeberrimo «Tutto nel mondo è burla». (Verdi, finale del Falstaff).

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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