Salento & Dintorni – La capu de Santu Ronzu

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Appena fuori Lecce, sulla via che conduce al mare di Torre Chianca, c’è un luogo molto particolare e caro ai leccesi, che ‘confidenzialmente’ chiamano questa chiesetta del 1656 “la capu de Sabtu Ronzu”, rettoria dipendente dalla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, cui si perviene superando ogni 500 metri 9 piccole cappelle, edificate in ricordo del percorso che Sant’Oronzo fece fino al luogo dove fu presumibilmente decapitato.

Per molti anni abbandonata a se stessa la Chiesa di Sant’Oronzo fuori le mura, come si chiama effettivamente, sorta nel luogo in cui, secondo accreditati testi storici, avvenne il martirio di uno dei tre Santi protettori della Città, eletto primo vescovo proprio da San Paolo in persona, sta oggi rivivendo l’antico splendore, grazie ad una sapiente opera di restauro e recupero che ha avuto inizio nel 1968 per volere del Vescovo Francesco Minerva e tuttora in corso, come attestano le impalcature sul retro dell’edificio.

Sovrastata da una cupola palladiana, ben visibile dalla sottostante tangenziale Est, la Chiesa è in pietra leccese in stile neoclassico, dalla facciata semplice con un unico portale timpanato e quattro lesene corinzie; mentre, la trabeazione reca un’incisione in latino a ricordo del martirio del Santo che salvò Lecce da una pestilenza del 1656, avvenuto nel recinto del Santuario la notte del 25 agosto del 68 d.C., dopo atroci torture, ordinate dal governatore romano Antonino.

La leggenda vuole che – con il sangue della testa del Santo, rotolata dopo la decapitazione in una vicina cisterna – un angelo abbia scritto in cielo “Ave, Oronti” e che si sia levato il canto di tutti i galli al momento del martirio…e tradizione leccese impone che in occasione delle festività patronali si consumi su tutte le tavole un galletto, insieme alla parmigiana di melanzane ed alla lasagna (cibi tipici delle tre giornate agostane di festa : 24, 25 e 26).

L’attuale Santuario è stato edificato sui resti del precedente nel 1912 dal Vescovo Gennaro Trama su progetto dell’arch. Gaetano Capozza; ha un interno con pianta a croce greca e sull’altare maggiore vi è un dipinto del pittore Luigi Scorrano, che raffigura il martirio del santo.

Sull’altare laterale destro vi è un dipinto, raffigurante lo sbarco di San Giusto (altro Patrono della Città) sulle coste salentine; mentre, sull’altare laterale sinistro vi è una statua in cartapesta della Madonna Assunta, che simboleggia il collegamento spirituale con la Cattedrale a lei intitolata.

Nel santuario è conservata una statua in cartapesta del Santo e una teca in vetro che contiene una scultura in cartapesta, raffigurante la testa decollata del Martire, sulle cui spoglie aleggia un mistero in quanto sono assolutamente discordanti le voci storiche, che vorrebbero dette spoglie mortali andate distrutte, o nascoste al sicuro o trafugate lontano da Lecce.

Di certo, però, il Santo Martire non ha spiritualmente abbandonato Lecce e i leccesi e continua a proteggerli benevolmente, benedicendoli dall’alto della colonna al centro della piazza a lui dedicata.