“Mi chiamo Eva” di Paolo Maci edito da SoloLetteratura è un libro forte ed intenso che raccoglie e svela cinque storie (alcune vere, altre frutto di fantasie) di donne che hanno subito violenza di genere.
Paolo Maci, laureato alla LUISS Guido Carli, Avvocato Cassazionista del Foro di Lecce, Presidente Regionale per la Puglia dell’ANFI, accende con il suo libro un faro su una tematica di grande attualità: quella della violenza nei confronti delle donne; testimonianze drammatiche e oscure che l’autore stesso ha raccolto nelle vesti di difensore di una delle vittime nel processo a carico del marito aguzzino.
Nelle pagine del libro scorrono e si dipanano vissuti diversi ma similari tutti nella loro estrema drammaticità, nella disperazione e sconforto di cinque donne annientate e risucchiate da storie d’amore sbagliate.
Alena, Miriam, Giorgia, Karen, Sonia, raccontano in prima persona le proprie gelide storie di sopraffazione/umiliazione, e lo fanno confidandosi con l’avvocato a cui hanno chiesto aiuto. Sono storie segnate dall’odio, dal disprezzo, insopportabili solo a poterle pensare, vicende forti di donne abusate dai propri compagni, mariti, ex, costrette a subire nel silenzio ogni forma di violenza fisica e psicologica.
Donne ferite, soggiogate da amori malati, estremi, maledetti, vittime di amori folli, ossessivi, elargiti loro da compagni immaturi, violenti, con personalità deviate che attraverso queste storie nutrono sempre più il loro smisurato senso di onnipotenza riservando alle proprie donne torti e umiliazioni indicibili.
Donne che danno voce, mettendo a nudo i loro cupi vissuti, evocando ricordi dettagliati riportando in superficie la loro angoscia sommersa, la loro anima lacerata, imprigionate in amori asfissianti che ad un certo punto, quasi miracolosamente, mettono in atto la capacità di reazione; il loro istinto di sopravvivenza prevale portandole a riappropriarsi della loro libertà violata, riscattandone la loro dignità.
Affidandosi all’avvocato, si liberano di quel senso di terrore che le paralizza. Sono tutti questi elementi comuni alle storie delle protagoniste raccolte nel libro, simili a tantissime altre vicende di donne, molte delle quali mai rivelate e tenute nascoste per molteplici e svariati motivi: per paura, vergogna, pudore e spesso anche per difficoltà economiche.
Secondo il rapporto Eures sul Femminicidio in Italia, nei primi dieci mesi dello scorso anno le donne uccise nel nostro paese sono state 114, pari quindi ad una vittima ogni due giorni e mezzo. Per quanto riguarda le motivazioni, è soprattutto la gelosia abbinata alla volontà del possesso il movente dei delitti. I dati Eures, inoltre, dimostrano che è cresciuta anche la percentuale di femminicidi che hanno origine nel contesto familiare: le donne vengono uccise soprattutto nelle loro case e dalle persone a loro più vicine.
Nonostante la nuova legge, le campagne di prevenzione, i centri antiviolenza, prosegue e non decresce quella che è una vera e propria mattanza.
Il filo conduttore che si ravvisa nel libro di Paolo Maci è un messaggio di speranza, un monito, un invito a “risvegliarsi”, a non stare più nell’angolo in cui vengono sospinte da uomini meschini, a non desistere, ad “emergere” da un abisso di sofferenze, denunciando, passando dal dolore alla speranza e dalla “morte” alla rinascita.
“E’ possibile assicurare alla giustizia un criminale, un uomo malato di amore malato, chiedergli finalmente conto di tutto il dolore, fisico e morale, che ha perpetrato ai danni della sua vittima” afferma l’avvocato Maci. Bisogna dar voce al coraggio nascosto. Bisogna pertanto ribellarsi, reagire, chiedere aiuto, riprendendosi la propria libertà violata. Sempre.