Lecce – A volte serve del tempo per adattarsi alle novità, anche quando queste ultime risultano essere positive e a vantaggio di un’intera comunità. È quello che sta accadendo in questi giorni a Lecce, dove da giugno è stato attivato il nuovo servizio di Bike Sharing a flusso libero, che permette agli utenti di usufruire delle biciclette messe a disposizione dal Comune e che prevede, nel rispetto degli spazi pubblici, di lasciarle ovunque, dopo il loro utilizzo. Un investimento importante che ancor prima di Lecce, è già stato effettuato in altre città italiane come Roma, Milano, Torino, Ravenna, Rimini, Riccione per citarne alcune. Il sistema di noleggio è basato sulla registrazione e sull’installazione di un’applicazione per lo smartphone, che permette di rintracciare tramite GPS, le bici disponibili al noleggio nelle immediate vicinanze.
Un servizio che ha immediatamente catturato l’attenzione di leccesi e turisti, sono stati numerosi infatti coloro che abbandonando l’auto o evitando di utilizzare i mezzi pubblici, si sono spostati tra le vie del centro in sella alla bicicletta; 700 in tutto i mezzi disponibili, e secondo i dati diffusi dal Comune di Lecce, fino ad un mese fa, sono stati coinvolti con il bike sharing quasi 2431 utenti, per un totale di 16,113 corse, una media di 322 al giorno.
Di fronte a tali dati però, esiste anche il rovescio della medaglia, caratterizzato da un uso improprio e senza rispetto di attrezzature pubbliche che dovrebbero essere a disposizione di tutti e che, come già spiegato possono essere lasciate ovunque, dettaglio che deve essere stato male interpretato da coloro che hanno abbandonato le biciclette, gettandole nel canale d’acqua nella zona 167, danneggiando evidentemente anche il parco. Le immagini della bravata sono state diffuse sul gruppo Facebook “Vivere Lecce”, da una cittadina che ha scoperto questo cimitero dei velocipedi; tutte nuove di zecca, ma ora quasi inutilizzabili.
Non è l’unico neo, a dire la verità: sempre secondo il comune di Lecce, a partire dall’avvio del servizio, sono stati oltre 50 i mezzi danneggiati, poi recuperati o riparati, ove possibile, dagli operatori della “Ciclofficina Popolare Knos”, incaricati della manutenzione delle biciclette pubbliche.
Si capisce, pertanto, che resta molto da fare in termini di educazione civica, senza però mancare di sottolineare che i numeri restano a favore di quanti hanno invece compreso quanto sia importante rispettare ciò che viene messo a disposizione di tutti, a vantaggio del singolo e allo stesso tempo di tutta la comunità.