“Caro amico ti scrivo …” Il 15 settembre il possesso canonico di don Stefano Spedicato a Novoli

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È giunto il tempo per il “cambio della guardia” in molte parrocchie della diocesi di Lecce. Il 15 settembre, a Novoli, l’avvicendamento fra l’ormai emerito arciprete-parroco, Mons. Cosimo Vetrugno, e la nuova guida che l’Arcivescovo, Mons. Seccia, ha scelto per la comunità parrocchiale Sant’Andrea Apostolo, don Stefano Spedicato, fino a qualche tempo addietro rettore del Seminario Diocesano.

Non v’è dubbio che qualsiasi distacco rechi con sé mestizia e, non di rado, sofferenza: il prete, infatti, è prima di tutto persona che, negli anni, ha costruito relazioni, legami, rapporti di bella familiarità ed amicizia. Per tali ragioni non vi sarebbe nulla di “sacrilego” se, in qualche caso, certe notizie fossero vissute e segnate anche da un certo turbamento interiore.

Ma ogni avvicendamento, nella Chiesa – si sa – è il segno più eloquente di una “provvisorietà” a cui un sacerdote è soggetto. La “rinuncia” però – dover “tagliare” per ripartire altrove – è anche la radice della sua identità di apostolo, il segno più tangibile e concreto della sua appartenenza a Dio ed alla Chiesa.

La verità è che il prete non si appartiene e non appartiene alla sua gente se non per fede. E, seppur per un breve o lungo tratto della sua vita, sia stato accompagnato da una comunità storicamente determinata, sa che non è per sempre, perché la sua appartenenza è a Dio mediante cui riconosce, ama ed accoglie gli uomini.

Mons. Vetrugno, dunque – per tutti don Mimino – dopo ben 11 anni di servizio parrocale a Novoli, cederà il testimone a don Stefano, prossimo a celebrare i suoi “primi” 17 anni di sacerdozio (fu ordinato infatti il 21 ottobre 2001 dal compianto Mons. Cosmo Francesco Ruppi).

Certo, sono questo tipo di occasioni, i “luoghi” idonei per formulare buoni propositi ed auspici augurali. Talvolta anche i più disparati.

Personalmente conosco don Stefano dal lontano 1988: 30 anni possono bastare per sentirsi autorizzati a rivolgergli un saluto, dal momento che torna nella mia Novoli; dico torna perché lui a Novoli c’è già stato, ancor prima di essere ordinato Diacono. Per poi passare a Surbo (vice parroco dello stesso don Mimino e suo successore a Santa Maria del Popolo, in piazza Unità Europea).

E lo faccio dalle pagine del giornale che dirigo. Anche perché, almeno qui, sono certo di non essere censurato o interrotto.

Certo le idee, i bei pensieri non mancano; neppure le parole. Io, poi, della parola ho fatto anche strumento di sostentamento. Perciò, caro don Stefano, siediti un attimo, fai un profondo respiro e sorbisciti questo panegirico!!!

Scherzo ovviamente … non sul panegirico, ma sul sedersi un attimo. Anzi, prova ad immaginare di entrare con me nel Cenacolo. Da lì – ancor più che da Nazareth – è partito tutto, anche tutto quello che sei oggi. Lì il tuo – e nostro – Signore ci ha spiegato, nel segno tangibile del dono di sé, come avere una visione nuova della Misericordia perché proprio nella Misericordia, tutto è grazia, tutto è adorazione, tutto è responsabile e paziente ubbidienza, tutto è fruttuosa collaborazione alla provvidente azione di Dio.

Ecco, tu vieni inviato a Novoli per annunciare la Parola ed amministrare i Sacramenti. Io, però aggiungerei un “anche”. Perché c’è un “non solo”. Tu vieni inviato a Novoli per celebrare il tuo Sacerdozio nella esultanza della predilezione di Dio. Solo così potrai essere libero da vanità, divenendo sicuro strumento eletto e beato dell’azione misericordiosa del Creatore.

A te – ma pure a chi mi legge e che spero la pensi come noi – ricordo la regola dettata da Gesù ai suoi discepoli: “Senza di me non potete fare nulla”: una condizione a misura della vita, dei progetti che in essa si fanno, della tua collaborazione con il Divino.

Sarà quindi la qualità del tempo che trascorri con Lui a fare la differenza sul tempo che trascorrerai in compagnia di quella porzione di popolo che oggi lo Spirito ti affida e ti affianca. E – perché no?! – anche sul “come” lo trascorrerai questo tempo.

Non ti caricare di progetti, caro Stefano, non t’insabbiare in discernimenti senza sapienza: piuttosto, lasciati riempire e guidare dalla Parola e dai Sacramenti, dallo Spirito Santo che predichi e che ti fa Servo e Maestro dentro un circuito di grazia e di compiti per i quali lo stesso Cristo ti rende suo familiare, con la tenerissima espressione mediante cui chiede al Padre suo di custodire coloro che lui definisce “i miei”.

Tu, caro “Arciprete”, lo sai meglio e più di me: con il tuo insediamento nella Matrice di Piazza Aldo Moro, continua l’esproprio della tua persona. Accogli dunque ed impegnati ad esercitare, come scrive l’evangelista Marco, “il potere dato ai servi”. Bellissima questa espressione, compendio di un invito alla collaborazione ed alla corresponsabilità.

Di cosa parlo? Qual è il potere dei servi, si staranno chiedendo i miei venticinque lettori di manzoniana memoria.

Anzitutto predicare, raccontare il Crocifisso e Risorto che salva e che porta gioia. È la sua Parola che salva, non le nostre povere regole umane.
Poi, privilegiare la comunione: il cristiano non è chiamato ad altro che alla COMUNIONE: “Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se farete quello che io vi comando”…
E poi, ancora, ma non solo – come ti ricordavo prima – accogliere i poveri, gli scartati, i feriti, i malati, gli abbandonati: insomma, accogliere tutti coloro che elemosinano misericordia e dignità, guidandoli verso la salvezza.

Più di ogni altra cosa, però, – e qui mi fermo – non preoccuparti di piacere agli uomini e non rincorrere il loro consenso. In tanti lo fanno, e sono certo che Dio non ne è affatto contento. Perciò … bando alle frasi ed ai propositi di circostanza coniati per l’occasione: se è vero che non ci sarà mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione, è altrettanto vero che, ci scrive Luca negli Atti degli Apostoli, “bisogna obbedire a Dio anziché agli uomini”.

Ed io sono certo che in 17 anni di sacerdozio tu abbia imparato bene come si fa. Ad maiora, caro Stefano e … ientu te retu.