Considerazioni sparse per l’autodifesa dagli imbecilli

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La definizione di “imbecillità” è un compito arduo e complesso, ed infatti anche l’area semantica si rivela varia, ma tutto sommato abbastanza coerente. E benché non vi sia una visione condivisa, si può convergere sul fatto che l’ imbecillità è tecnicamente un deficit dello sviluppo intellettivo, che rivela o denota una sconcertante stupidità. Sfida da secoli l’orgoglio della ragion e della ragionevolezza. Se ci rivolgiamo al porto sicuro del latino, l’etimologia di “imbecille”, coincide con il termine “imbaculus”, ovvero, senza bastone, quindi debole e privo di un punto d’appoggio e completamente disarticolato.

In linea generale, una persona è imbecille quando causa un danno ad un’altra o ad un gruppo di individui senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo dal misfatto un danno. L’imbecille è l’individuo più pericoloso che esista, perché, al contrario di qualsiasi altra categoria, non è cosciente della propria natura. Vi sono delle caratteristiche che saltano immediatamente all’occhio quando ci si trova al cospetto di un imbecille, e ci preme elencarle nel tentativo di smascheralo o quantomeno per gestire, per quel che si può, la sua azione devastante.

L’imbecille, per sua natura, infastidisce e danneggia il prossimo, e da questo non ci ricava niente, anzi ci rimette, anche se non lo sa. Il cattivo, dall’altra, a volte si riposa, invece, lui mai.

L’imbecille non ha niente da dire e lo ribadisce continuamente certi pensieri. Egli trasforma l’utile in inutile attraverso il dannoso. Contro gli Imbecilli, anche Dio combatte invano. Questo genere di individuo si annida ovunque e non ti abbandona mai soprattutto quando non ne hai bisogno. Più si è imbecilli e più l’imbecillità agisce con forza: è la capacità di produrre danni.

Non si ha certo la pretesa di scrivere la ricetta contro l’ imbecillità, tuttavia qualche consiglio a questo punto pare obbligatorio. Vi sono tendenzialmente due atteggiamenti possibili da assumere come autodifesa: il primo e’ quello di Ignorarlo, in quanto la natura la già punito. Oppure decidere di combatterlo. La prima strategia pare quella più opportuna, visto che risulterebbe una partita persa contro chi è affetto da questa brutta patologia: l’imbecille non capisce che non ha capito. A tanti, infatti, nella vita e’ capitato di conoscere un imbecille. Questo avrà certamente portato a livelli di irritazione immensa pur tentando magari di tutto per inculcargli qualche idea sensata senza nulla ottenere, anzi rimane repellente e non capisce che è per il suo bene.

Poi subentra l’invidia, perché l’imbecille è pure invidioso. Mentre chi di questa categoria non fa parte lotta duramente per crearsi qualcosa nella vita per scoprire che l’imbecille di turno nutre invidia e arriva addirittura a provare astio e un risentimento tale da desiderare il male e il fallimento di colui che ha quel bene o qualità. L’imbecille portando un immenso rancore per la felicità altrui, che vorrebbe per sé, oltre ai beni che l’altro ha conquistato strategicamente, sostiene che siano posseduti immeritatamente e ne rivendica la punizione, anche con l’espropriazione.

L’imbecille-invidioso, non sa che fatica e sacrificio c’è dietro per ottenere quel bene, che in questo mondo non è tutto dovuto, ma bisogna andare avanti con onestà, sempre sulla propria strada per raggiungere l’obiettivo prefissato senza mai mollare e godere di quel bene o di quella felicità raggiunta.

Si conclude sottolineando che spesso neppure una pazienza estrema riesce a tollerare gli imbecilli in quanto se non gli viene detto di esserlo pensano di essere riusciti anche ad ingannare senza farsene accorgere.