A Lecce, in zona San Lazzaro, quartiere elegante e residenziale, esiste un luogo da sempre emblematico della storia della città, che molti – anche forestieri – prendono come punto di riferimento per l’ingresso nelle vie più caotiche e centrali.
Per leccesi e non il “passare sotto gli archi”, ossia sotto le terrazze della Torre, che fanno da ponte con il resto del complesso (Cortiletti, Salone delle Feste, Giardino d’Inverno, Orangerie, Scuderie, ex Conventino delle suore), significa entrare o uscire dalla città.
La Torre del Parco è uno dei monumenti simbolo del tardo Medioevo e Rinascimento e fu edificata nel 1419 dal principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Attorno al corpo principale del notissimo complesso monumentale vi è un ampio fossato, attualmente ‘riempito’ da un lussureggiante agrumeto, ma che un tempo era popolato da orsi, allevati lì e presi a simbolo araldico della famiglia Orsini del Balzo. L’ex Conventino delle suore vanta un prezioso giardino orientale, arricchito da palmizi secolari alti e svettanti, che conferiscono frescura e ristoro, aggiungendo fascino agli ambienti dell’Orangerie.
La Torre è alta più di 30 metri e conta più sale, fra cui le Sale del Principe, dove nella metà del XV secolo avevano sede la Zecca e il Tribunale. Invece, nei sotterranei della Torre erano ospitate le Galere, dove, negli strombi delle saettiere, si possono ancora leggere, incise nella pietra, le maledizioni, i lamenti e le preghiere dei prigionieri. Si racconta, poi, che il complesso monumentale di Torre del Parco abbia sotterranei e cunicoli misteriosi, che collegano la Torre stessa al non lontano Castello di Carlo V e al Castello o Palazzo Ducale dei Castromediano-Limburg, costruzione della seconda metà del XV secolo con aggiunte strutturali e rifacimenti effettuati nel corso del ‘500 e del ‘600, della vicina Cavallino, antico feudo della contea di Lecce.
Torre del Parco ha una storia fascinosa e lunghissima, che è ancora tutta da raccontare e da scoprire, passeggiando nella Lecce sotterranea e confidando di incontrare uno dei tanti fantasmi che, dicunt, animano questo luogo del cuore dei leccesi.