Si scrive couscous si legge semolino

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È di poche ore la polemica sul web da parte di genitori preoccupati dell’introduzione nel menù della mensa scolastica dei loro figli del couscous. E se non si ha un nemico vero, di fronte ad uno schermo del pc, da insultare ed offendere lo si fa con il cibo, diventato protagonista inconsapevole di un dibattito inutile su ciò che è giusto o sbagliato dar da mangiare ai propri figli.

Magari incuranti dei danni procurati da bevande gassate e cibo spazzatura spesso proposto ai poveri ignari come premio o conquista.

Il couscous era già finito nel “registro degli indagati” nel lontano 2012 quando i genitori di Macerata avevano sollevato il problema dell’introduzione nella mensa scolastica di questo strano cibo esotico.

Oggi è Trepuzzi, piccolo paesino del leccese, a esternare una visione provincialissima condita da cattiva informazione ed un’abbondante dose di ignoranza.

Virulenta e contaminante, come quella dei cibi pieni di edulcoranti, calorie morte, eccipienti e zuccheri spesso lasciati ingurgitare ai propri cuccioli. Dimenticando forse che molti cibi che credono essere tipicamente made in Italy in realtà hanno radici ben lontane. Il pomodoro ad esempio chiamato dagli Inca xitomatl, da qui l’inglese tomato, proviene dal Messico e dal Perù. Stessa sorte per la patata giunta in Europa attraverso gli spagnoli. Difficile dire con certezza dove siano nati gli spaghetti, pare che quelli di grano siano di origine araba mentre quelli di miglio o soya siano datati 40000 anni e provengano dalla Cina.

Povero couscous messo a processo ingiustamente. Pare invece sia un ottimo prodotto dietetico, saziante, ad ottimo apporto nutrizionale e che in Sicilia è considerato prodotto agroalimentare tradizionale. Insomma una polemica inutile che serve solo ad alzare muri e barriere piuttosto che aprire a nuovi orizzonti culinari per cui non è richiesto il passaporto. Meditate gente, meditate.