Brindisi, subito dopo l’armistizio del ’43, fu capitale d’Italia per breve, brevissimo tempo giusto quello necessario a far fiorire le rose di un giardino nascosto…
In uno dei momenti più tragici della storia nazionale la bella Regina Elena passeggiava in quel giardino e sedeva vicino ad una fontanina deliziosa, incastonata come uno zaffiro nella lussureggiante vegetazione che ripara gli alloggi degli Ufficiali della Marina Militare, nell’area più riservata del Castello di Brindisi.
Nel 1943, dopo l’armistizio, Vittorio Emanuele III e il Maresciallo Badoglio, capo del governo dopo la caduta di Mussolini, ripararono a Brindisi e furono accolti nella base della Marina Militare, che si affaccia sul porto e ‘guarda’ al notissimo Monumento al Marinaio, ivi portati il pomeriggio del 10 settembre 1943 della nave “Baionetta”, preceduta dall’incrociatore “Scipione l’Africano”, per restarvi fino agli ultimi giorni del febbraio 1944, allorché si decise il trasferimento a Salerno della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno.
Brindisi venne scelta inizialmente dal Governo antifascista per l’importante ruolo durante la Prima Guerra Mondiale di base navale del Basso Adriatico della Regia Marina, e lo specchio d’acqua, oggi placido e ridente, su cui si affacciano i giardini degli alloggi ufficiali della Base Militare, fu teatro di tragici avvenimenti proprio il giorno dopo l’armistizio, quando alla corazzata Roma venne ordinato di raggiungere l’isola della Maddalena insieme ad altre unità militari. Ma la Corazzata Roma, che è ormai un sacrario della Marina Militare ormai adagiato a oltre mille metri di profondità e a circa 16 miglia dalla costa sarda del Golfo dell’Asinara, i Cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli vennero attaccati da bombardieri tedeschi e oltre 1700 marinai perirono in quell’agguato nemico.
Invece, nella quiete ovattata dei giardini della Base della Marina Militare a Brindisi, nelle eleganti e fastose sale del Circolo Ufficiali, nei freschi giardini affacciati sul mare, la bella Regina Elena del Montenegro di Savoia, mogli del Re Vittorio Emanuele III e madre di Umberto II, passeggiava romantica e sognante, stanca certamente e provata dagli accadimenti drammatici vissuti, circondata dai fiori di ciclamino, suoi preferiti…
Forse la “bella Elena”, passeggiando nel giardino segreto di quel severo e antichissimo luogo militare, vicina alla fontanina azzurra, che ancora oggi gorgoglia lieta e lieve nel verde, riteneva quella “fuga” a Brindisi l’ultimo atto d’amore, dovuto al suo uomo, che il 3 settembre aveva segretamente firmato a Cassibile l’armistizio con gli Alleati per porre fine alla guerra e che lei seguì nell’esilio in Egitto, rimanendogli vicina fino alla fine per oltre cinquant’anni di matrimonio. Come si conviene a una vera Regina, appunto.