Picasso – L’altra metà del cielo. Le foto non bastano, l’arte va vissuta in prima persona

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Sono oltre ventimila i visitatori che hanno avuto modo di ammirare le opere di Picasso in mostra in Puglia dal 24 aprile 2018 a oggi. La data di chiusura era prevista per il 4 novembre, ma gli organizzatori hanno deciso di prolungarla fino al 25, sempre di novembre. Una mostra che vede accomunate tre città della Puglia, in un connubio tra Valle d’Itria e Salento che racconta un nuovo modo di fare turismo culturale, con l’intento di avvicinare il più possibile l’arte alle città di cultura, andandosi a collocare in prestigiosi luoghi del passato che caratterizzano l’architettura di Martina Franca (TA), Ostuni (BR) e Mesagne (BR).

Probabilmente saranno stati in molti anche coloro che hanno visto in rete le fotografie delle opere, dal celebre dipinto “Il moschettiere”, all’autoritratto su maiolica di Picasso, alle diverse rappresentazioni femminili che hanno caratterizzato la poliedrica e intensa attività dell’artista spagnolo con sangue italiano (sua madre Maria Picasso y López era infatti originaria del capoluogo ligure) che, di fatto, diede origini al movimento del cubismo e, più in generale, dell’arte che si definisce moderna o contemporanea.

Noi, volutamente, non vogliamo mostrarvi alcuna fotografia della mostra, per un motivo ben preciso. Vorremmo invitare chiunque non l’abbia ancora fatto, e chiunque abbia ancora voglia di saperne di più su Picasso e sulla sua arte, a visitare personalmente la mostra. Questo perché riteniamo che l’arte vada vissuta, respirata, toccata e assaporata in prima persona, utilizzando tutti i sensi cha abbiamo a disposizione, laddove non ci siano impedimenti oggettivi.

Lasciarsi affascinare dai colori, dall’atmosfera dei luoghi, dal pensiero che quell’opera sia stata realizzata direttamente dalle mani dell’artista che ha reso concrete, in qualche modo, le proprie idee e i propri pensieri, cercando di trasformarle in “qualcosa” di tangibile che originasse a sua volta l’intangibilità delle emozioni di chi guarda. Il professor Francesco Gallo Mazzeo, tra i promotori dell’evento e curatore dell’esposizione, docente alle Belle Arti di Roma, ha affermato, rifacendosi a Benedetto Croce, che non esiste differenza tra “contemporaneo” e “moderno”, ma che ogni cosa che noi amiamo e per cui abbiamo una passione è nostro contemporaneo. Il nostro passato, le nostre radici artistiche e culturali, le passioni e le idee di chi ci ha preceduto diventano il nostro presente e possono dar vita al nostro futuro se ci lasciamo guidare dalla cultura che è vita e che produce vitalità.

Al di là dei pur importanti discorsi legati al turismo culturale e alla possibilità di creare economia e ricchezza anche attraverso la diffusione capillare della cultura, ha sottolineato l’on. Folena, altro promotore della manifestazione, c’è la grande opportunità di osservare direttamente, in prima persona, opere di grande pregio artistico e culturale, senza intermediari e senza vetrine virtuali. Tecnicamente, la mostra interessa tre luoghi storici: Palazzo Ducale a Martina Franca, Palazzo Tanzarella a Ostuni ed il castello di Mesagne. Il progetto è stato presentato dall’associazione culturale Metamorfosi, con il supporto logistico ed organizzativo di Federalberghi Puglia e Federalberghi Brindisi, oltre che del consorzio di operatori turistici pugliesi “Welcome in Puglia”. Il progetto si proponeva di coniugare la qualità della proposta artistica a quella del territorio con la sua proverbiale accoglienza. Un evento che ha fatto parlare di Puglia in tutto il mondo e che ha attirato numerosi turisti, appassionati d’arte e curiosi internazionali. L’esposizione diffusa prevedeva un totale di circa 300 opere tra le quali 3 ad olio, 159 grafiche, 35 ceramiche, un disegno, un acquerello di Dora Maar, 19 grafiche di Francoise Gilot, 80 fotografie a firma di Edward Quinn e 8 immagini di Robert Capa. Citiamo in chiusura proprio Pablo Picasso, il quale diceva: “i colori, come il lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”. Per verificarlo, non resta che visitare la mostra, c’è ancora tempo. Noi pensiamo che ne valga davvero la pena. E voi?