Wagner Nights di Ernest Newman

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Il solenne padreterno della critica musicale inglese (Massimo Mila)


L’occasione di parlare del volume Wagner Nights (Roma, Castelvecchi, 2013), è anche quella di ricordare uno dei più importanti critici e musicologi anglosassoni del suo tempo.

Il vero nome di Ernest Newman era William Roberts (Liverpool, 1868 – Tadworth, 1959), autore di molti testi su musicisti e della monumentale biografia – in quattro volumi – Life of Richard Wagner.

Impiegato in banca e con una formazione musicale da autodidatta, ben presto inizia a scrivere. Caratteristica curiosa è che Newman diviene famoso attraverso i giudizi lusinghieri dei lettori che apprezzano le sue recensioni nelle seguenti testate: «Manchester Guardian», «Birmingham Post», «Observer», senza dimenticare la quasi quarantennale collaborazione con il «Sunday Times».

Il volume wagneriano è «un’opera storica, almeno nelle intenzioni manifeste dell’autore, e neanche un tentativo di lettura critica, ma un companion […] che guidi e, appunto, accompagni l’ascoltatore nella preparazione alla serata in teatro».

Sono parole di Daniele Spini, curatore e scrupoloso traduttore di questo libro, il quale, chiarendo il senso del termine inglese, svela al contempo la vera natura dell’opera, ora edita nella versione integrale del testo uscito nel 1981 per la Mondadori (nella collana «Musica e storia» curata da Piero Buscaroli e Paolo Isotta) con il titolo Le opere di Wagner, sempre tradotto dal critico fiorentino. L’operazione assume così le caratteristiche di passaggio di testimone, ove il lavoro realizzato da Newman, critico musicale, viene ripreso da un altro “critico di giornale”, facendo «riemergere da acque stagnanti» l’opera oltre che farla ‘risuonare’ eufonicamente il più naturale possibile.

Ritornando alle intenzioni dell’Autore – quasi Reductio ad unum – l’obiettivo principale potrebbe sintetizzarsi col racchiudere in un elemento unitario le complessità dei capolavori wagneriani ed «aiutare lo spettatore a considerare le opere di Wagner nel modo più wagneriano possibile».

Per compiere tale impresa, lo studioso inglese parte dalla disamina delle diverse fonti letterarie antiche e moderne, di cui il musicista tedesco si è avvalso per i libretti approdando, in seguito, ai processi compositivi dei singoli lavori pur conscio della comprensione difficoltosa dell’opera wagneriana, paragonata all’Eneide e alla Divina Commedia, al punto che in alcuni tratti sembra quasi volersi sostituire alla Sibilla o a Beatrice, le guide per Enea e Dante.

Riguardo alla successione dei drammi – riportati sulla copertina – egli motiva l’assenza di Die Feen, Das Liebesverbot e del Rienzi in quanto: «è altamente improbabile che il lettore abbia mai assistito a una [loro] performance». Considerazione corretta se si tiene conto del periodo in cui esce il volume (1949) e della diffusione dell’opera wagneriana in quegli anni.

Si resta subito colpiti dalla varietà dei contenuti quali: la genesi dei libretti, i rapporti fra musica e testo, il racconto dei miti, l’evoluzione stilistica, sempre con un’esposizione molto chiara. Oltre a ciò, abbondano esempi musicali dove si riportano: alcuni Leitmotive, passaggi particolarmente significativi e/o la descrizione, di volta in volta, degli strumenti che compaiono nella partitura.

In sostanza, per la ricchezza di fonti di prima mano, per la chiarezza delle ‘analisi’ (non si sconfina mai nel mero tecnicismo e/o in problemi di pura filosofia) e per impianto pragmatico, il testo è molto interessante ed utile, soprattutto per chi non è molto addentro al linguaggio wagneriano.

Lettura e studio si compenetrano e quanto più il lettore si avvicina allo spirito del compositore più il volume diventa godibile perché, anche secondo le intenzioni di Newman, a parlare è il “poeta” Wagner.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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