L’ansia è una delle sensazioni fastidiose maggiormente diffuse al giorno d’oggi: la rapidità dei cambiamenti sociali, la richiesta di prestazioni sempre più elevate, la velocità che la vita quotidiana ci richiede, ci fanno sentire spesso sotto torchio e non sempre all’altezza delle richieste esterne.
Eppure, se l’ansia esiste un motivo ci sarà.
Avete mai pensato a cosa serve l’ansia?
Cominciamo dal distinguere tra l’ansia “cattiva” e quella “buona”: se lo stato di agitazione vi impedisce di raggiungere i vostri desiderati traguardi, probabilmente si tratterà di paura del cambiamento, del fallimento, o dell’ignoto; se invece percepite quell’adrenalina che solletica le vostre aspirazioni e vi mantiene vigili sul pezzo, ditele <Grazie!>
Anche l’ansia “cattiva”, a ben osservarla, non lo è poi così tanto!
Sicuramente sentire ansia ed angoscia è uno stato spiacevole, in cui mente e corpo risvegliano reazioni confuse e incontrollate, come tremore, rigidità, formicolii, vertigini, tachicardia, svenimento, sensazione di soffocamento e difficoltà respiratorie, mal di pancia, nausea, diarrea, sudorazione e vampate di calore, rossore o pallore sul viso, agitazione e irrequietezza, confusione mentale.
Come si può notare dai sintomi, l’ansia coinvolge in modo particolare il corpo che, attraverso di lei, inizia a “parlare”.
Il linguaggio del corpo non è certamente di facile interpretazione, ma come ogni sintomo, merita di essere ascoltato.
Quello che l’ansia mette in evidenza è un conflitto interno tra i nostri desideri e le paure che li investono. Il binomio desiderio/paura è sempre direttamente proporzionale: tanto più un evento, una persona, una situazione è importante, tanto più sarà probabile avere reazioni ansiogene, in quanto temiamo il fallimento o il rifiuto. È questo il caso dell’ansia da prestazione, oppure delle tante persone che devono ancora rinforzare la propria autostima e direzionare il proprio focus di attenzione su di sé piuttosto che sul giudizio altrui.
Un’altra domanda verso cui l’ansia dovrebbe spingerci a riflettere è: “Cosa sto facendo che non voglio fare?”. E’ probabile che non vi siate accorti di andare contro voi stessi, di rispondere in modo automatico alle decisioni degli altri e a ciò che la vita vi ha messo davanti senza scegliere. Se non ne siete coscienti di tutto ciò, sarà il vostro corpo a bloccarvi.
L’unico modo che abbiamo per difenderci dall’ansia, è farcela amica. Ha bisogno solo di ascolto, altrimenti urlerà sempre più forte.
La psicoterapia è un ottimo modo per dar voce alle nostre emozioni più profonde, magari integrando con tecniche di rilassamento e contatto col sé, quali il training autogeno e la mindfulness.