Lecce – “Chi ha autorizzato l’installazione a Lecce, di un distributore automatico di prodotti a base di canapa ha grosse responsabilità se non dal punto di vista giuridico attesa la legerezza normativa, dal punto di vista del decoro urbano e dell’etica sociale”.
“Vi sembra decoroso che vengano messi in vendita e per aggiunta in una zona periferica dal tessuto sociale fragile, dove tra l’altro ricadono numerosi plessi scolastici, 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana, prodotti rigorosamente a base di canapa?”. A chiederlo è Filomena D’Antini consigliera di parità della provincia di Lecce
Si tratta, spiega, “per lo più di prodotti – appartenenti alla classe della cosiddetta «cannabis light» – vincolati ad un utilizzo che per legge si dovrebbe intendere “soltanto per ricerca, sviluppo, uso tecnico o collezionismo, non è destinato al consumo alimentare, farmaceutico o sostitutivo del tabacco”. “In realtà, non è possibile accertare se il consumatore rispetti i dettami della norma, non fumando queste erbe e inoltre ravviso che mentre la commercializzazione on line degli stessi prodotti è proibita ai minori di 18 anni, non è possibile accertare l’identità e l’età dei consumatori che selezionano e acquistano prodotti al minuto in questo distributore automatico”. D’Antini evidenzia una leggerezza normativa causata dalla legge nazionale che ha consentito la sconcertante apertura nelle nostre città di veri e propri negozi e la installazione di distributori automatici di prodotti a base di canapa, contenenti dunque marijuana o cannabis entrambe parte della famiglia botanica delle Cannabaceae. E al tempo stesso la leggerezza dell’amministrazione comunale di Lecce che ne ha autorizzato l’apertura.
E tanto meno la circolare del Ministero dell’Interno che chiarisce che qualunque prodotto contenga THC (tetraidrocannabinolo) in misura superiore allo 0,2% – e non allo 0,6% – può essere considerato sostanza stupefacente e non può essere commercializzato, è servita da deterrente per l’amministrazione comunale nell’autorizzarne l’apertura.
Ma al di là delle percentuali che hanno legittimato evidentemente il comune di Lecce ad autorizzare l’apertura del distributore in questione, “ritengo sbagliato il messaggio consequenziale che l’allocazione di questi distributori può far passare, ovvero che la cannabis sativa possa essere fumata nel rispetto della legge e senza rischi per la salute perché ha un basso contenuto di Thc. A mio parere la libera vendita di “cannabis light” significa sostenere la diffusione delle droghe leggere, vera anticamera, nella stragrande maggioranza dei casi, alla tossicodipendenza. I recenti studi hanno infatti dimostrato che la quasi totalità dei fruitori abituali di eroina o cocaina ha in precedenza fatto uso di marijuana”. Ritengo a maggior ragione pertanto “gravemente inopportuna” la collocazione di tale distributore automatico in una zona periferica dal tessuto sociale fragile, dove tra l’altro ricadono numerosi plessi scolastici. Sbagliare è umano perseverare è diabolico, pertanto il Comune di Lecce riveda la sua posizione e revochi l’autorizzazione”.