S. Antonio abate, è uno dei santi più conosciuti e amati. L’anacoreta egiziano, che visse centenario, è onorato e festeggiato in molte regioni italiane. La sua grande fama attraversa la nostra penisola, da Nord a Sud. E’ noto il suo appellativo di “protettore dei maiali”, e il simbolo che lo connota maggiormente è quello del “fuoco”. . Il fuoco, secondo antichi racconti, simboleggia la sua capacità di strappare i peccatori dal “fuoco eterno” dell’inferno.
Antonio, lottatore contro il demonio. Nell’iconografia più antica, S. Antonio viene raffigurato circondato da donne avvenenti, simbolo delle tentazioni, o dipinto con animali domestici. Il culto ufficiale del Santo, a Novoli, risale al 1664. Le visite pastorali di quel tempo certificano questo evento. S. Antonio abate, (sulla base di documenti attestanti il verificarsi di numerosi fatti prodigiosi e guarigioni ottenute per suo intervento, in favore di tanti novolesi), venne proclamato Protettore di Novoli.
Antonio il grande, come veniva chiamato dagli stessi monaci, nacque a Coma, in Egitto, nel 250 d.C. Fu il fondatore del monachesimo anacoretico. A vent’anni, mentre ascoltava una predica nel suo villaggio, fu colpito dalle parole rivolte da Gesù al giovane ricco: “Vendi tutto quello che possiedi, poi vieni e seguimi!”. Questa frase lo interpellò in modo decisivo, come mai era accaduto prima. Antonio sentì come rivolte a sé quelle parole, e le tradusse in pratica. Vendette i possedimenti terreni lasciati dai genitori, affidò la sorella alle cure di due donne pie, e si ritirò nel deserto per lunghissimi anni, conducendo una vita aspra, solitaria, piena di insidie e difficoltà di ogni genere e specie. In quelli anni, Antonio si trovò a lottare tenacemente contro il demonio, che lo assaliva in modo continuo, con immagini oscene, o con aggressioni fisiche.
E’ da evidenziare, in modo particolare, per la sua eccezionale longevità, morì infatti nel 365. La sua popolarità si diffuse rapidamente e molti giovani attratti dal suo eroico esempio scelsero la via del monachesimo eremitico. Già in vita, era ammirato per la sua santità, ed era ricercato da tutti per la sua eccelsa sapienza. Accorrevano da lui da ogni parte, per ricevere conforto o chiedere un consiglio, un aiuto spirituale. La sua vita è stata raccontata e diffusa in tutta la chiesa, da un suo discepolo, Atanasio.
Perseverante nella sua solitudine contemplativa, eroico esempio di vita eremitica, Antonio lasciò il suo romitaggio in due sole circostanze. La prima, per offrire il suo sostegno morale ai cristiani perseguitati dall’imperatore Massimino Daia, la seconda, nelle vesti di strenuo difensore della fede, per esortare gli uomini di Chiesa ad essere fedeli al Concilio di Nicea, nel 325.
A Novoli, il 17 gennaio, ogni anno, viene eretta la “fòcara” più alta d’Europa. Il “monumento” di fascine, che costituisce quasi un patrimonio della nostra tradizione, con la sua imponente grandezza esercita un’attrazione irresistibile verso i pellegrini, devoti o visitatori occasionali, provenienti da diverse regioni d’Italia. Intorno alla straordinaria “pira di leune”, la sera del 16 gennaio, si accalcano innumerevoli persone dai luoghi più impensabili. In quella notte “speciale”, si ritrovano i novolesi (e i pellegrini dei paesi limitrofi), per dare inizio ai festeggiamenti con spettacoli, balli e canti di diversi generi musicali.
La fòcara, principale centro di attrazione della festa, non è soltanto uno spettacolo entusiasmante che delizia la platea. In essa vi è sotteso un significato profondo. La sua stessa costruzione indica che c’è una “salita”, ed è certamente una metafora della vita. “Per aspera… ad astra”, recita un antico detto latino (letteralmente, per asperità… sino alle stelle). Per raggiungere le stelle, occorre lottare e soffrire…
Con il passare degli anni, sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche, la focara è divenuta un fortissimo polo d’attrazione, per numerosi artisti e personaggi pubblici, ed ha acquisito uno spessore mediatico d’altissimo livello, assurgendo ormai a simbolo culturale e sociale di dimensioni internazionali, foriero di pace ed unità.
Avvezzo alla fatica e al sudore il popolo novolese, nel corso dei secoli, ha dato la migliore espressione della sua devozione a S. Antonio. Le grazie straordinarie ottenute dai novolesi di tutti i tempi, mediante l’intercessione del nostro Santo Protettore, hanno contribuito ad accrescere la fede dei nostri padri. Le storie vissute, le testimonianze raccontate, i miracoli prodigiosi hanno suggellato un legame, quello tra Novoli e S.Antonio che, nel fluire del tempo, è diventato sempre più indissolubile.
Rivolgendo ancora un ultimo sguardo alla Fòcara, ne possiamo trarre un insegnamento di non poco conto: essa invita a “guardare in alto” o, secondo i punti di vista, “ad andare oltre”. Induce ad una riflessione. Esprime un anelito verso il cielo. A guardarla ti infonde nel cuore la speranza. Quel fuoco che arde… sia di buon auspicio per “bruciare” ataviche divisioni ed eterne rivalità. Per modificare la “visuale”, e prospettare un cambiamento per le generazioni future.