Ormai siamo entrati nella stagione estiva (collocata tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno) e, dopo il lungo lockdown, l’esigenza di riappropriarsi del quotidiano è sempre più forte. Accanto ai problemi causati dalla pandemia come la ripartenza lavorativa, economica, della vita sociale, ecc., c’è chi sogna di andare al mare, visitare il nostro Paese, incontrare parenti e amici lontani, visitare musei, partecipare a spettacoli teatrali, concerti, ecc. Non possiamo dimenticare, però, chi sta lavorando, sostenendo l’esame di maturità, scrivendo la tesi di laurea, e così via.
Il desiderio di voltare pagina, dopo un momento così difficile, è molto sentito come lo è stato in altre occasioni storiche. Per molti aspetti sembra di assistere ad una situazione già verificatasi nell’autunno del 1594, ove l’Inghilterra ha cercato di ripartire dopo la peste.
Pur nelle varie difficoltà, in quel tempo riaprono anche i teatri e William Shakespeare riesce a pubblicare due poemi: Venus and Adonis e The Rape of Lucrece.
Ritornando ai nostri giorni, c’è anche chi sta pensando di coronare il suo sogno d’amore convolando a nozze. Le chiese sono ormai riaperte e, con le dovute regole (mascherine e distanze sociali), è possibile celebrare messe, sacramenti ed altre cerimonie. Allora, in questo mese carico di luce intensa, di alta temperatura e di voglia di viaggiare anche con la fantasia, eccoci ad immaginare uno dei momenti più emozionanti del matrimonio: la sposa, accompagnata dal padre, si dirige verso il futuro consorte che l’attende ai piedi dell’altare.
Il passo “regale” della bellissima sposa vestita come una regina prende vita dalle note e dal tempo della marcia nuziale. Ma quale marcia? Tra quelle più interessanti non può non esservi quella di Felix Mendelssohn, composizione celeberrima, tratta dalle musiche di scena per l’omonima commedia di Shakespeare, Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate) op. 61. Il matrimonio tra Teseo e Ippolita, ricordato nell’opera shakespeariana, anche attraverso l’ascolto della marcia, diventa un caleidoscopio di colori, emozioni ed una reiterazione di slanci onirici e fantasiosi che aprono alla bellezza senza tempo.
Franz Liszt aveva ben compreso la ricchezza di questa partitura offrendo la seguente descrizione: «Vibra di frizzante originalità, di armonia ed eufonia, in una fusione organica di elementi eterogenei». Poi, soffermandosi su due momenti che ben caratterizzano la composizione, aggiunge: «Gli accordi dei fiati all’inizio e alla fine sono come palpebre che leggermente si abbassano e poi si rialzano, e fra questo abbassarsi e rialzarsi è inserito un leggiadro mondo di sogno dagli amorosi contrasti».