“I miei occhi lo contempleranno non da straniero”: ieri l’ultimo saluto a Mario De Marco

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Lecce – Ho conosciuto il prof. Mario De Marco attraverso i suoi scritti, ancor prima che de visu in una delle sue tante conferenze tenute a Novoli, mio paese natale e molto caro al Nostro. Fu subito un felice incontro tra le righe e le parole scritte: divenne uno dei miei maestri empatici. Ho, così, avuto l’opportunità di toccare con mano il carisma e la capacità oratoria di un uomo, un Maestro che “sapeva tenere” la platea dei partecipanti coinvolti in un silenzio attento e curioso intorno alle sue parole.

Ieri, la piccola chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, a Lecce, non era sufficiente a contenere il numero di persone legate a lui, in primis, alla moglie ed ai suoi figli che lo hanno accudito e preservato in questi mesi di dolore in cui, seppur assiso sul Golgota, da quell’altare scomodo ha continuato a insegnare.

È stato un tramonto luminoso, quasi più fascinoso di un’alba. Ora Mario De Marco vede il suo Creatore contemplandolo da vicino, riconoscendolo come quel Padre a cui ha dedicato larga parte del suo tempo quando, lontano dai libri e dalle carte, scrutava oltre l’invisibile, arrendendosi, più volte, al Mistero della Fede in cui si manifesta l’opera imperscrutabile di Dio.

Da lassù ora veglia sulla moglie Anna Rita e sui figli, Chiara e Flavio che ha lasciato, quasi in punta di piedi, domenica 6 settembre. A loro giunga il mio personale cordoglio e quello dei collaboratori di Paisemiu. Siamo certi che, anche per il Maestro Mario De Marco, la morte sia soltanto l’inizio del secondo tempo.