L’espressione di Cicerone alludendo a Marco Antonio in una lettera ad Attico del 44 a.C., dopo l’assassinio di Cesare: «L’albero è stato tagliato alla base, non sdradicato. Ecco perché, come vedi, ora germoglia», continua ancora oggi ad offrire spunti per riflessioni che aprono a letture molteplici.
Una di esse si collega alla Legge 14 gennaio del 2013, n.10 ove all’articolo 1. Disposizioni in materia di Giornata nazionale degli alberi si legge:
La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto ratificando ai sensi della legge 1 giugno 2002, n.120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento delle qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani.
Premessa eloquente e necessaria che rimanda ad un fatto che risale al 2009, l’occasione in cui il grande direttore d’orchestra Claudio Abbado sarebbe ritornato a dirigere l’Orchestra della Scala.
Com’ è noto, dell’evento ne parlarono tutti i giornali anche per un fatto molto singolare in quanto, come richiesta (cachet), il maestro chiedeva che venissero piantati nella sua Milano 90mila alberi. Addirittura aveva anche designato il tipo d’albero e stabilito le vie cittadine ove effettuare e/o incrementare la piantagione come in via Dante.
La richiesta, percepita anche in modo provocatorio, non ha mai visto la sua realizzazione sia negli anni di vita del maestro (scompare il 20 gennaio 2014) che nei successivi. Lo stesso articolo di Oriana Liso su «Repubblica» dal titolo: «Il sogno tradito dei 90mila alberi di Abbado» del 2013 è piuttosto eloquente.
Ci stiamo avvicinando al nuovo anno che, tra l’altro, coincide con il 700mo della scomparsa del sommo Poeta. Sarebbe molto bello e significativo celebrare Dante realizzando anche quel sogno di abbadiana memoria il quale, non a caso, desiderava iniziare la piantagione proprio con cento alberi in via Dante, quasi a ridar vita ad una nuova tavolozza di suoni. Attingendo al linguaggio evocativo della poesia sembra proprio di ascoltare tanti alberi come se fossero strumenti nelle sapienti e innumerevoli dita (gocce di pioggia) dei musicisti: E il pino/ ha un suono, e il mirto / altro suono, e il ginepro / altro ancora, stromenti /diversi / sotto innumerevoli dita. (D’Annunzio, La pioggia nel pineto).
Come i tanti “germogli” nati a seguito della scomparsa del maestro milanese, ovvero i giovani direttori d’orchestra che si sono nutriti della sua lezione e del suo esempio, insieme alle diverse orchestre giovanili, siamo convinti che con un po’ di buon senso, attenzione e rispetto per l’ambiente, unito all’amore per la città lombarda, sia possibile ancora realizzare il sogno di Abbado. Altrettanto certo è che un progetto del genere possieda ancora “buone radici” tanto da augurarsi che anche altre città e i piccoli borghi del nostro Paese, possano seguire l’esempio contribuendo così ad arricchirlo di nuova vita e di ulteriore bellezza.