Santa Cecilia, una delle figure più importanti e famose della prima cristianità, oltre che essere venerata come vergine, martire e santa, viene abitualmente associata alla musica e festeggiata il 22 novembre.
Nello specifico, pur con fraintendimenti anche da fonti agiografiche, è considerata la protettrice della musica e dei musicisti per il seguente passo della Passio Sanctae Caeciliae: «Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat».
Alcuni artisti del XIV secolo l’hanno ritratta con una palma in mano, simbolo del martirio, o con il giglio, che rappresenta la purezza, successivamente viene raffigurata insieme a diversi strumenti musicali.
Riguardo a quest’ultimo aspetto l’iconografia offre esempi di varia tipologia ove la Santa compare nell’atto di suonare, oppure è affiancata dalla presenza di uno o più strumenti suonati da altri soggetti, in genere gli angeli.
Una costante artistica è quella di rappresentare Cecilia in stato di estasi avvicinandosi ai grandi capolavori successivi come l’Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini con allusione al tema del misticismo in unione, in questo caso, alle vibrazioni sonore.
L’iconografia è abbastanza ricca di raffigurazioni di strumenti, privilegiando quelli a corda e a tastiera i quali, quando Cecilia non è presa dal rapimento celeste, le permettono di cantare lodi al Signore.
Accade, per esempio, con Santa Cecilia di Guido Reni che suona il violino e, passando attraverso altri strumenti ad arco più gravi, la troviamo anche con la viola bastarda (collocata tra la taglia del tenore e il basso) come nell’omonima opera di Domenichino, mentre nel dipinto di Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l’angelo, è ritratta con l’arciliuto, strumento molto più adatto ad accompagnare il canto.
Abbondano esempi in cui suona uno strumento a tastiera, un organo positivo, come nel dipinto di Jacques Blanchard riprodotto sopra, o in Santa Cecilia e un angelo di Orazio Gentileschi; in altri casi, e cito un’opera tra le più famose, l’Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena di Raffaello, è rappresentata con un organo portativo che lascia scivolare dalle mani mentre, estasiata, ascolta un coro angelico e ai suoi piedi vi è un gruppo ben nutrito di strumenti musicali rovinati.
Volendo ricreare una sorta di dialogo tra le due arti sorelle (pittura e musica) ricordo alcune composizioni a lei dedicate e ispirate.
Segnaliamo innanzitutto la Missa Cantantibus Organis composta da alcuni musicisti nel periodo rinascimentale. Nel periodo Barocco ricordiamo Hail! Bright Cecilia (Ode to St. Cecilia) di Henry Purcell, mentre ancora oggi è piuttosto famosa l’Ode for St. Cecilia’s Day di Georg Friedrich Haendel (Ode per il giorno di santa Cecilia) insieme alla Cantata Cecilia, volgi uno sguardo HWV 89 su testo italiano. Giovan Battista Draghi, riminese attivo in Inghilterra, compone A Song for St. Cecilia’s Day e anche Franz Joseph Haydn dedica alla Santa la Missa Sanctae Ceciliae. A seguire, in pieno romanticismo francese, la Messe Solennelle de Sainte Cécile di Charles Gounod e l’Ode on Saint Cecilia’s Day dell’inglese Hubert Hastings Parry nell’ultimo scorcio dell’Ottocento. Tra XIX e XX secolo si costituisce il Movimento Ceciliano che si prefigge il fine di ripristinare la dignità alla musica liturgica e in Italia trova in Lorenzo Perosi uno strenuo difensore. Con l’Hymn to St. Cecilia, op. 27 di Benjamin Britten e Cecilia, vergine romana dell’estone Arvo Pärt ci spostiamo nel pieno Novecento a dimostrazione di quanto la figura della Santa continui ancora ad ispirare i compositori.
Come ultimo esempio segnalo le St. Cecilia Day Variations dello statunitense Richard J. Clark, le quali prendono spunto dall’antifona gregoriana cantata nel giorno della festa liturgica di santa Cecilia.