Inno alla bellezza

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“La bellezza, si sa, è un mondo tradito, la si può incontrare solo quando i suoi persecutori l’hanno dimenticata da qualche parte” dice Milan Kundera. ”Anche l’occhio  vuole la sua parte”, “Non è bello quel che è bello ma è bello ciò che piace”, “La bellezza è mezza ricchezza” secondo un detto popolare, e chi più ne ha più ne metta. Ma ancora, sovviene che la bellezza è la musa degli artisti. La bellezza fa dimenticare qualsiasi assenza di virtù. Non si ha timore di dire che è una dote da portare in matrimonio. Una volta non era necessario che la donna portasse in dote il cervello. Non per nulla la bellezza interiore è di gran lunga più importante perché resiste nel tempo rispetto a quella esteriore.

Si dice che il bello si accosta ad una bellezza celestiale, quando si narra dei requisiti della persona del cuore, la si descrive con un mucchio di parole, senza posa, certamente secondo un giudizio soggettivo. Non esiste nulla che si possa paragonare verbalmente all’amore, l’alter ego della bellezza, il sentimento più grande che occupa tutto lo spazio dell’organo vitale, il cuore.

”Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte che come vedi ancor non m’abbandona”. Il binomio amore e bellezza fa pensare a Cupido, il dio dell’amore e del desiderio sessuale che fa riferimento ai miti dell’antica Grecia. Ci ricollega alla dea della bellezza e dell’amore, Venere o Afrodite e al racconto mitologico di Eros e Psiche, una bellissima fanciulla, amata da Eros e destinata a raggiungere l’Olimpo, aiutata da Giove o Zeus, il padre degli dei, grazie al quale diviene sposa di Amor.

Tuttavia la felicità in trono che spesso non accompagna i predestinati, e cioè la bellezza del primo amore, spesso resta inalterata, poiché una realtà platonica di un sentimento non consumato, in psicologia si dice non risolto. Dopo il gioco di luci e ombre delle passioni amorose, una dritta del Poeta Maximo, Dante Alighieri conclude conducendoci nell’ultima cantica della Divina Commedia quando esclama: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Un’associazione per somiglianza ci viene dai personaggi di successo, più vanno in alto più appaiono piccoli, diventando, appunto, stelle del firmamento terreno, e quindi distanti dal contesto frequentato. Questi acquisiscono, quasi all’unanimità, bellezza che non ha uguali. Pertanto bello è figo?, di certo intramontabile, anche nel piccolo, destinato all’eterno.