Riflessi nell’anima – Domenica 03 gennaio 2021: 2^ dopo Natale

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Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5.9-14)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cosee la notte era a metà del suo rapido corso,
la tua parola onnipotente, o Signore,
è scesa dai cieli, dal tuo trono regale
(Sap 18,14-15).

Con le parole del libro della Sapienza scelte per l’antifona d’ingresso della messa, si apre la liturgia della seconda domenica dopo Natale.

È un modo per prepararci a bagliori che rischiarano tenebre impenetrabili e a discese da brividi: è la profezia dell’avvento di Dio, in Cristo Gesù, nella storia dell’umanità.

Profezia che il quarto evangelista, Giovanni, proverà a raccontarci non più come anelito o desiderio, ma come realtà realmente accaduta. E mentre il primo e il terzo vangelo (Matteo e Luca) consegnano alla storia la scena di un Dio che si è fatto bambino nel grembo di una donna ed è stato adagiato in una mangiatoia, il prologo di Giovanni ci costringe a guardare, nella verità e nella realtà, chi è davvero quel bimbo avvolto in fasce. Vengono meno, così, tutti i propositi di lasciarsi intenerire il cuore da una scena che accompagna da secoli l’atmosfera del Natale.

Quel bimbo non è una piccola e fragile creatura: esiste prima che ogni cosa sia chiamata all’esistenza. Prima delle stelle e delle galassie, dell’universo intero e della Terra con i suoi abitanti e il cielo e il mare e i monti, Lui, il Verbo, esiste e dimora presso il Padre. Addirittura, tutto ciò che esiste è stato fatto per mezzo di Lui.

Altro che debolezza di Dio. Quel bimbo che è nato per noi è il Creatore, è Dio. È la presentazione più maestosa e solenne che si possa fare del Dio bambino. Lui, sorgente di vita e vita piena. Lui, sorgente di luce e luce vera. Lui, via di verità e verità tutta intera.

Al creato, al cosmo, al un mondo nella sua interezza, all’uomo… Gesù il Signore, il Cristo Figlio di Dio, viene a portare vita e luce di verità. A una condizione: non è contemplata alcuna costrizione, violenza o sudditanza. «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». La condizione è la libertà. Libertà di aprire e spalancare il cuore al suo irrompere. Libertà di accoglierlo, come Maria, come Giuseppe. Chi, nell’amore liberante, si lascia conquistare dal Suo Amore che genera vita e squarcia ogni tenebra, concede ciò che a Lui il Padre ha dato da sempre: il potere di diventare figli di Dio.

Da figlio e da figlia, amato e amata, puoi vivere la vita piena e illuminata e donarla a chi ancora brancola nella sordità e nel buio.

Il modo per accogliere Gesù ce lo indica in modo inequivocabile il presepio che Giovanni non ha descritto: la Parola, il Pane, i fratelli e le sorelle.

È presbitero della Chiesa di Lecce e, dal 2018, parroco della Parr. Sant'Andrea Apostolo in Novoli (Le). Vicario Episcopale per il laicato e per la cultura. Docente presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano "don Tonino Bello" in Lecce e Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano.

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