Solo 7000 i sopravvissuti, ritrovati insieme a un cumulo di corpi morti, strumenti di tortura, abiti, scarpe. Oltre 1 milione le vittime, quasi tutti Ebrei, ma anche Rom, Sinti, Polacchi, oppositori della Germania nazista di Hitler.
Auschwitz, Sobibor, Treblinka, Ravensbrück sono solo alcuni dei campi in cui si è consumata la tragedia nota come il più grande genocidio della storia.
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario scriveva Primo Levi in Se questo è un uomo. Ed è proprio perché tutti conoscano un evento agghiacciante ma reale, per non dimenticare ciò che ha lasciato un segno indelebile nella storia, per far sì che gli uomini ricordino ciò che è stato ed evitino di commettere gli stessi errori, che è stata istituita, nel 2005, la Giornata della Memoria, che si celebra ogni 27 Gennaio.
“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” queste le parole di Liliana Segre, superstite dell’Olocausto, oggi attivista e politica italiana, deportata da Milano il 30 Gennaio 1944 insieme al padre, che non ha mai più rivisto. Ma Liliana non è stata l’unica. Storie uguali e diverse dalla sua sono quelle di Samuel Modiano, di Andra e Tatiana Bucci, di Virginia Gattegno, alcuni degli ultimi sopravvissuti italiani, custodi della Memoria, quella memoria che ci rende coscienti degli orrori causati dall’odio, dei danni della mancata accettazione, dell’estremismo politico e della guerra. Ricordare diventa ancora più importante col passare degli anni e l’esaurirsi delle testimonianze dirette.
Al di là della sua importanza internazionale, in pochi sanno che il 27 Gennaio ha un significato particolare nella nostra terra. Il Salento è stato infatti, per migliaia di ebrei liberati dai campi di sterminio, luogo di accoglienza, di recupero della serenità e dell’umanità. Potremmo tracciare un vero e proprio itinerario della memoria legato all’Olocausto, partendo da Santa Maria di Leuca, dove molte donne diedero alla luce i loro figli nell’ex colonia Scarciglia, passando per Tricase Porto, Santa Cesarea Terme e concludendo a Santa Maria al Bagno, sede, tra il 1943 e il 1947 di un campo di accoglienza che ha ospitato decine di ebrei che sognavano di trovare una sistemazione nella nascente Israele. Tra i rifugiati ricordiamo Zivi Miller, un pittore sopravvissuto alla Shoah che trasformò una casupola abbandonata nel suo laboratorio di pittura, in cui realizzò grandi murales, oggi conservati presso il Museo della Memoria e dell’Accoglienza, situato nei pressi della marina neretina, che ricordano la tragica esperienza e proiettano verso un futuro migliore per gli Ebrei, in Palestina. Questo grande esempio di solidarietà ha permesso alla città di Nardò (comune della marina) di essere insignita della Medaglia d’oro al Merito civile.
Quest’anno l’emergenza sanitaria limita le manifestazioni e gli eventi; ciononostante, non impedisce di commemorare la tragedia più grande della Storia.
Svariate le “celebrazioni” in ambito territoriale. In particolare, a Nardò, il sindaco Pippi Mellone approverà una delibera che avvierà un percorso concreto di riqualificazione e valorizzazione del Giardino della Memoria di Santa Maria al Bagno mediante un concorso di idee rivolto a professionisti. Invece, a Lecce, le bandiere italiana, europea e cittadina verranno esposte a mezz’asta e alle ore 12, dagli altoparlanti di Piazza Sant’Oronzo verranno trasmessi brani in ricordo della Shoah.
Si tratta di omaggi alle vittime e a coloro che trovarono il coraggio e l’umanità per sostenere i perseguitati che, seppur in modo diverso, pongono l’attenzione sulla tolleranza, sul rifiuto della discriminazione, sul rispetto dell’altro che, per citare le parole del sindaco di Lecce Carlo Salvemini, sono “Valori da onorare sempre, perché la lezione del secolo scorso non sia vana”.