“La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più”.
Le parole del romanzo di Milan Kundera, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984, colpiscono a fondo, con precisione chirurgica, ognuna in modo diverso.
Sullo sfondo della Primavera di Praga si snodano le vicende di quattro personaggi, accompagnate da una drammaticità che trascina e commuove. L’insostenibile leggerezza dell’essere è la storia di quattro artisti e intellettuali che vivono negli anni intorno al 1968. Una fotografa, uno scrittore, una pittrice, un professore universitario, quattro persone seguite, descritte e raccontate in ogni loro sfaccettatura perché questo libro, è proprio come un quadro di Sabina: bello e vario; profondo come una delle fotografie che Tereza amava scattare durante l’occupazione, e libero come voleva essere Tomas, da ogni tipo di imposizione.
L’amore. L’amore cos’è? L’amore è maschile o femminile? Qui l’amore è raccontato per ognuno di questi quattro personaggi e proprio esso, più forte di qualunque altro tema e di ogni altra cosa, si fa strada all’insegna dell’emozione più profonda, toccante, spietata. Kundera spazia e racconta dei sentimenti di una donna, Tereza, che ha paura di tutto, e che ama e ama un uomo solo: Tomas. Ma l’autore racconta di anime diverse e di differenti vite, come quella di Tomas che non riesce a non tradire la donna dalla quale al contempo non vuole separarsi. Egli racconta di uomini e donne incapaci di donare amore o di uomini fedeli con l’anima, ma incapaci di mostrarsi fedeli col corpo. Nel libro troviamo il fermento della guerra, la sua barbarie, la politica, il tradimento, le storie di madri e di uomini, e leggiamo tra le pagine anche di un sentimento profondo per un cane, un tipo di incondizionato affetto verso un essere che vuole solo i suoi umani, a fianco, un legame eterno e indissolubile e soprattutto incontaminato da qualunque interesse che non sia semplicemente l’essenziale, cioè l’amore. Il libro di Milan Kundera aggiunge a sè anche la filosofia, cita Nietsche, Descartes. “L’uomo è padrone e signore, mentre l’animale – dice Descartes – non è che un automa, un meccanismo animato, una “macchina animata””. Ma Kundera con una delicatezza disarmante smentisce queste parole, e lo fa con la leggera insostenibilità di una narrazione che un lettore sensibile non può sopportare di fronte al dolore che l’autore descrive profondamente e quasi brillantemente, se si potesse parlare in questo modo del dolore.
Lo scrittore, classe 1929, lascia infine destabilizzati, chiude il romanzo e lo fa rispecchiando davvero il titolo di una storia che fa battere il cuore. Tereza non si scrolla un certo passato di dosso, non si scrolla il ricordo di una madre senza ritegno e neanche l’immagine di un corpo, il suo corpo, dinnanzi ad uno specchio; Sabina non dimentica il tradimento che l’ha accompagnata per tutta la vita; Franz ricorda Sabina e la tiene con sè sempre, come fosse la metafora costante di un vissuto, e rimugina su un passato fatto dell’angoscia di chi vive costantemente con la paura di perdere la persona che ama, o di chi giunge a vivere nel ricordo di essa e la ritrova ovunque come un angelo guida di un’esistenza che non ha più senso perché deprivato di quel sentimento fondante; e Tomas non rinuncia alle donne e, quindi, neppure alla paura di sentir tremare le mani dell’unica che ama davvero. Ma dicevamo: che cos’è l’amore? L’amore può essere ascoltare Swan Lake Op.20, Act 2 di Tchaikovsky, può essere guardare Méliès e il principio di un’arte giovanissima, come può essere leggere García Marquez, o quello verso un uomo o una donna, e si può manifestare in mille modi.
Per Milan Kundera – parole affidate a Thomas – l’amore non si manifesta col desiderio di fare l’amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica a un’unica donna)”. Egli si esprime così a riguardo, e chiude il libro con Tereza e Tomas dinnanzi a due letti, due letti per due persone, un uomo e una donna che a causa di sei coincidenze non avrebbero più saputo fare a meno l’uno dell’altra e viceversa. Solo per sei bellissime coincidenze.