Dagli Atti degli Apostoli (4, 32-35)
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Il quadro descritto da San Luca, l’autore degli Atti degli Apostoli, è ha dir poco idilliaco. Eppure l’intento dell’autore non è stato quello di presentarci nella realtà la prima comunità cristiana. Andiamo con ordine.
Ci troviamo agli albori della vita della Chiesa, una Chiesa appena nata. Da poco lo Spirito Santo ha fatto irruzione nel Cenacolo, dove gli undici superstiti amici di Gesù con Maria, la madre del Cristo, hanno ricevuto l’investitura a essere testimoni della Risurrezione.
Dalla chiusura per la paura e lo spavento si è passati alle porte spalancate e alla parresìa di un annuncio che da qui in avanti non conoscerà soste. I primi prodigi non si sono fatti attendere, come anche le vessazioni per opera dei sacerdoti del Tempio, illusisi anticipatamente di aver messo definitivamente fine all’annuncio dell’avvento di Dio con la morte di Gesù. Anche le porte delle prigioni si sono spalancate e da qui in avanti accoglieranno a fasi alterne gli apostoli e quanti con loro non smetteranno di annunciare la Bella Notizia.
In questo scenario travagliato e costantemente sottoposto a pressioni, la descrizione ad intra di quanto accade nella prima comunità: uno sparuto gruppo è diventato moltitudine che vive l’esperienza dell’unità del cuore, dell’anima e… della proprietà.
Il quadro pennellato è a dir poco da sogno: non più un popolo disperso; niente più povertà e bisogni. Sembra che per davvero il Regno promesso dal Cristo abbia fatto irruzione nel tempo e nella storia.
Quante generazioni nel corso della storia leggendo questa descrizione hanno sognato, talvolta con nostalgia, altre volte forzando la mano, di “tornare agli splendori della Chiesa nascente”.
Niente di tutto questo. Quanto ci è presentato non è la descrizione in cronaca di quanto accadeva nella Chiesa degli inizi. Al contrario. È la presentazione di ciò che la Chiesa è chiamata a diventare. È l’indicazione della meta alta verso la quale i discepoli del Cristo sono orientati. Non un’esperienza già vissuta cui a fatica si è chiamati a tornare, ma la mappa che indica i sentieri lungo i quali tracciare i passi della Chiesa di ogni tempo, di ogni epoca. In questa descrizione ci è offerto il programma da realizzare per la Chiesa di ogni tempo e di ogni geografia.
Lì dove due o più sono riuniti nel nome di Gesù, lì ci sono cristiani che ricevono in consegna lo stile della comunione: è il regalo che dal Cielo Cristo è venuto a portare sulla Terra.
Il Figlio del Padre, dunque, è venuto ad abitare in mezzo a noi e ha dato la sua vita per la nostra salvezza non solo per liberare l’uomo dalla morte eterna e proiettarlo all’eternità di Dio per mezzo della risurrezione, ma anche perché la vita della Trinità in Cielo fosse realtà e possibilità, progetto e programma di vita dell’uomo in Terra.