Va in scena – “La morte e la fanciulla” (1994)

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Tranquillità apparente, una sera innocente, una coppia che pare amarsi e vivere lontana dalla frenesia della città sono gli elementi che accompagnano l’inizio del film “La morte e la Fanciulla” targato Roman Polanski. Un’atmosfera influenzata dal passato di una donna, nonché protagonista della pellicola, che si porta le ferite delle torture subite durante la dittatura in Argentina. Sarà un evento inaspettato ed agghiacciante a far risvegliare nel cuore della protagonista Paulina Escobar, interpretata da Sigourney Weaver, quei terribili ricordi di sofferenze, torture e perversioni macabre. Con la partecipazione di Stuart Wilson e Ben Kingsley, “La morte e la fanciulla” esce nel 1994 negli Stati Uniti. Ogni scena è scandita con un tocco tragico che accompagna lo spettatore. Lo sconvolgimento interiore della donna detta ogni attimo e diventa fulcro della storia e delle azioni, dando il via ad una complessa analisi psicologica dei vari comportamenti dei personaggi.

Una vicenda costruita sul ricordo e sul dolore, in un intreccio che cerca di mettere in risalto anche l’abilità oratoria del carnefice e la sofferenza tanto radicata della vittima, capace di riconoscere quel passato in un odore, in una voce. Ispirato al dramma teatrale di Ariel Dorfman, “La morte e la Fanciulla” è un film che riesce a far comprendere quelli che sono gli effetti e i traumi di un dolore inflitto ingiustamente, che perseguita sempre e lascia un segno profondo per la vita intera.